Mezza Maratona di Città del Capo: il racconto

Mezza Maratona di Città del Capo

Dopo il primo racconto sulla corsa nel deserto, Massimiliano Doria ci racconta la sua esperienza con la mezza maratona di Città del Capo, chiamata Slave Route Challenge, gara corsa due settimane fa. E tra qualche giorno, il primo contributo di un altro membro del #TeamTheRunningPitt2… ma non vi rovino la sorpresa!

The Slave Route Challenge a Città del Capo, il racconto

Il mio lavoro mi porta molto spesso all’estero e cerco sempre di trasformare le trasferte in un’occasione per vivere la mia passione per la corsa in posti nuovi, scoprendo percorsi, scenari mai visti e ovviamente, quando possibile, partecipando a gare locali.
Mezza Maratona di Città del CapoQualche giorno fa ho partecipato alla Slave Route Challenge, una mezza maratona a Città del Capo, in Sudafrica. La gara, organizzata sulle distanze di 21,1 km, 10 km e 5 km e arrivata alla settima edizione, celebra l’importanza storica degli schiavi nella costruzione della città. Il percorso si snoda dunque tra i luoghi storici e della memoria e abbraccia tutte le diversità culturali che si respirano a Cape Town. La manifestazione prende il via domenica, a un orario classicamente Sudafricano: alle 7:00 lo sparo… il che ben si sposa con la sveglia di un pendolare della linea suburbana S6.

Caso vuole, e per calcoli statistici potete chiedere delucidazioni a Massi, che lo stesso week-end mi trovi nella città durante un viaggio di lavoro e, optando per la mezza maratona, decida di iscrivermi. Ottima occasione e ottimo tempismo. Non ho particolari obiettivi cronometrici perché ho corso da poco una maratona e, in più, il profilo altimetrico della gara mi provoca immediatamente incubi e visioni nefaste in cui mi ritrovo a zappare l’asfalto con i talloni mentre boccheggio ansimante su per HeartBreak Hill (successivamente vedrò fantozzianamente San Pietro sul cartello della Citgo). In ogni caso: et voluisse sat est!

Cape Town, #breaking2…

Mezza Maratona di Città del CapoAspettandomi circa ventidue ore di viaggio prima di arrivare alla mia prima destinazione, Windhoek in Namibia, dove ho raccontato come correre nel deserto, impatto con il solito aeroporto di Malpensa con il classico slancio che il mio preside del liceo definirebbe “passo da campo di concentramento”: similitudine triste, lo so, ma che rende l’idea dell’entusiasmo con cui mi reco al banco giallo del check in, per ritirare le mie tre carte d’imbarco.

Incontro con i pacer della #breaking2. Supero i controlli e dopo il lungo tunnel (con dubbie pubblicità alle pareti), che percorro ovviamente a piedi e non con il nastro automatico, arrivo alla zona dei gate, dove noto un giovane ragazzo di colore che impersonifica il fenotipo del runner… e forte pure: keniota, un braccialetto che indossa lo palesa, alto, magrissimo e in scarpe Nike. Oh già! Due giorni fa a Monza, Nike ha svolto il #breaking2… Lo fermo, ci parlo. C’ho preso. È stato pacer durante la prova e mi invita a sedermi con altri suoi due colleghi che rientrano in Kenya dopo la “gara”.

Premetto che solitamente sono abbastanza spigliato e socievole, ma conscio del fatto che 1) il loro passo sulla mezza maratona è circa simile al mio sui 400 m, quando sono in giornata, 2) la loro percentuale di grasso corporeo è circa la radice quadrata della mia, sono estremamente imbarazzato ed emozionato. Il mio impaccio cresce poi esponenzialmente quando chiedo di fare una foto e vedo che buona parte dei passeggeri in attesa mi guarda stranita: purtroppo nessuno riconosce e riesce a cogliere il valore di questi atleti d’elite.

Cape Town, Good Hope, Bad Walk

Mezza Maratona di Città del CapoDopo una settimana devastante, trascorsa a una quota media di 1.500 metri, in una zona remota della Namibia, arrivo a Cape Town e, dopo essermi sistemato nel mio B&B, mi incammino verso il centro per ritirare il pettorale al Castle of Good Hope. Percorsa Long Street, taglio quindi per Long Market Street che mi immette sulla Grand Parade. Arrivato davanti al City Hall mi si para davanti il castello, ma ecco che sento un familiare “ZIPPPP” dal retro del mio zaino… Mi giro e un ragazzo, forse ubriaco, fa lo gnorri nonostante il suo tentativo di scippo sia stato colto in flagrante. Considerando che lo zaino è ovviamente “vuoto” e contiene solo una felpa e una bottiglietta d’acqua (la refurtiva ammonta a una penna), mi limito a prenderlo a male parole e a regalargli la biro anziché chiamare la polizia, tra l’altro lì a pochi passi.

La vista dal castello è veramente molto bella con la Table Mountain sullo sfondo, il sole alto e il cielo limpidissimo. L’ingresso è gratuito per i partecipanti e quindi godo anche della visita dei cortili interni e dei due musei. Successivamente mi reco all’EXPO che si rivela molto piccolo (con circa cinque o sei stand), ma perfettamente organizzato e rapido nel ritiro del materiale di gara: chip da scarpa usa e getta e pettorale. Ritorno al B&B e mi fermo a comprare una bibita dalla frizzantezza e dal colore improponibili al Ministero della Salute. Al primo sorso ho le allucinazioni, al secondo sono in coma glicemico.

Cape Town, the power of Stryd

Mezza Maratona di Città del CapoLa sveglia suona alle 5:45, che secondo i miei standard è già un filo tardi considerando che la gara parte alle 7:00. A mio favore gioca però il fatto che mi recherò alla gara già completamente pronto, senza nemmeno la borsa per il cambio: distando il mio B&B circa 2,5 km dalla zona partenza e arrivo, interpreto la distanza come perfetta per riscaldamento e successivo defaticamento. Esco dalla mia stanza alle 6:15 circa nel buio più assoluto e pigramente inizio a trotterellare verso la Grand Place che raggiungo alle 6:30 circa… Visione apocalittica: orde di camminatori intasano a ranghi serrati la zona di partenza e mi trovo praticamente a circa cento metri dalla linea di partenza, già stipato tra gli altri concorrenti.

L’organizzazione ha purtroppo commesso un errore a non dividere fisicamente le partenze. Ci sarà anche una 10 km, una 10 km non competitiva e una 5 km family run. I partecipanti si sono ammassati senza criterio nonostante gli start siano scaglionati a quindici minuti di distanza: solo la mezza maratona conta circa 3.000 partecipanti ed è la gara meno gettonata. Purtroppo, questo comportamento, ahimè comune anche in Italia, è qui veramente al limite.

BANG! Si parte… o quasi… Conto mentalmente 108 secondi prima di arrivare, camminando, alla linea di partenza… Ma il problema è che anche superata essa, non si smette di camminare… Le tecniche di spintonaggio imparate con l’esperienza si rivelano inefficaci in quanto la massa è troppo compatta per trovare una breccia… A un certo punto, sulla mia destra vedo una fermata dell’autobus che interrompe le transenne e ne approfitto per uscire e correre parallelo, lungo il marciapiede, dove rimango quasi fino al primo chilometro, rientrando poi finalmente sulla strada con una flusso di podisti consono a mantenere il mio passo. Girato l’angolo appare immediato che il crono sarà alto. La prima salita che si incontra fa già faticare parecchio e faccio la scelta più saggia decidendo di affidare la mia gara a Stryd.

Stryd è un foot-pod che riesce a rilevare la potenza durante la nostra corsa e fornisce quindi un’indicazione oggettiva sulla nostra prestazione, non risentendo di fattori esterni.
Avevo effettuato l’ultimo test ad aprile, in piena forma prima della maratona di Boston e decido quindi di togliere circa un 5% alla mia potenza critica, conscio dello stato di forma attuale non ottimo e della stanchezza di questi giorni. Tra le altre cose sono tre settimane circa che sono latitante da HRV4Training. Non avendo effettivamente idea del mio reale stato, sono quindi stato conservativo e questo ha salvato la mia gara.

Dopo la prima salita ne è seguita un’altra peggiore e verso il 10° km un’ulteriore ed… estrema. Girato una curva, nel bellissimo quartiere di Boe Kaap, ho visto l’inferno. Un’arrampicata in ciottoli lunga circa un chilometro con la pendenza che aumenta gradualmente andando a guadagnare ben 60 m di altitudine nei circa 400 m finali, prima di arrivare alla cima. Adattare il passo continuamente a salite del genere e relative discese è molto difficile, nel mio caso quasi impossibile, non essendo abituato a percorsi così impegnativi. Affidandomi a Stryd sono riuscito a mantenere uno sforzo idoneo a continuare la mia gara, ovviamente perdendo sul subito posizioni che ho poi però riguadagnato con gli interessi successivamente. Il segreto di questo foot-pod è proprio di inviare un valore al nostro GPS in modo da mantenere costante la potenza spesa in ogni fase di gara, incuranti della velocità a cui si traduce. Impostare invece una salita cercando di tenere il passo al chilometro costante sarebbe, in questo caso, un suicidio podistico.

Arrivato in cima però la vista è appagante, si vede tutta la città dall’alto mentre il sole sorge dietro Table Mountain. In più le donne del quartiere, abitato quasi unicamente da magrebini, offrono a tutti i podisti delle frittelle al cocco che rifiuto simpaticamente… saranno state sicuramente deliziose, ma alle 7:45 del mattino e durante una mezza maratona non sono il mio integratore preferito. Il percorso poi diventa meno insidioso, anche se i su e giù (seppur più dolci) hanno continuato a susseguirsi. Si arriva quindi all’oceano, si passa davanti allo stadio e si ritorna verso la Gran Parade e il castello… non prima di buttarsi a cannone in un’altra discesa con relativa salita insidiosa.

Al 18° km sento che sono stato forse troppo cautelativo e decido di aumentare il passo. Tutto procede al meglio quando, appena passato il 19°, un altro incubo diventa realtà: un cavalcavia pedonale con cinque rampe di scale a salire e quindi a scendere! Giudico mentalmente la scelta dell’organizzazione molto discutibile: si tratta comunque di una strada in centro città. Per questa ragione prendo opportuni provvedimenti al fine di non farmi del male fisico. Sarà comunque uno dei peggiori crono della mia carriera e domani devo continuare il viaggio di lavoro. Salgo le scale con abbastanza calma e, durante la discesa, non mollo il corrimano.

Mezza Maratona di Città del CapoRimane poco, faccio girare le gambe a più non posso e ancora l’organizzazione mi gioca un tiro mancino. Negli ultimi 1.500 m, la 5 km e 10 km si innestano nel nostro percorso: mi trovo ancora il muro umano di camminatori, partiti teoricamente quindici minuti dopo la mezza. La carreggiata è completamente occupata e opto per l’amico marciapiede. Purtroppo però le disgrazie non sono finite. L’arrivo sarà nel Castle of Hope e quindi bisogna entrarci. A circa 250 m dall’arrivo ci si deve infilare in un portone largo meno di due metri e dotato di simpatici spuntoni metallici sulle porte, che fisicamente non permette il passaggio di tutta la gente. Mi fermo e mi infilo come possibile nel flusso rastremato, lanciandomi poi in volata per gli ultimi metri.

Alla fine non è andata malissimo, l’organizzazione mi consegna una medaglia d’argento, riservata ai primi 25 classificati, che mi rende veramente soddisfatto e mi fa comunque chiudere con un sorriso questa esperienza. Non ho idea esatta della posizione perché continuo a corricchiare per defaticare e tornare al mio B&B il prima possibile. La mia mente è già a Franschhoek a visitare cantine e degustare i famosi vini della zona.

Conclusioni e approfondimenti

Come avete letto, la gara, dal punto di vista agonistico, non è stata progettata pienamente al meglio e il percorso presenta veramente molte difficoltà che fanno lievitare il tempo di arrivo. D’altro canto, personalmente, non potevo chiedere di più: né a me stesso né all’evento: insomma lontano da casa, in una grande città da esplorare, cosa c’è di meglio di una mezza maratona con un percorso che si snoda nei punti di principale d’interesse storico e turistico?

… ve lo dico io… la stessa gara ma con partenza un’ora dopo!

Per approfondimenti:
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Stryd la recensione completa
HRV4Training la recensione completa
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