Sono passati più di due giorni dalla gara. Il tempo giusto per ripensarci ed elaborare tutto quanto è successo. Sicuramente ho commesso un grave errore: sottovalutare la Maratona! O forse (ma è la stessa cosa) partire addirittura troppo convinto delle mie possibilità e della forma acquisita, evitando anche quel minimo d’insicurezza che un gara così lunga dovrebbe sempre portarsi dietro.
Troppo buone le sensazioni delle ultime settimane (vedi qui). Troppo buoni i riscontri cronometrici delle ultime sedute. Troppo “rispettate alla lettera” le dodici settimane di preparazione (vedi qui), con la forma che è via via aumentata nel momento giusto. Troppo perfetto anche il sabato pre-gara (altre volte mi pentivo per aver camminato troppo, o magari la notte avevo dormito male). Troppo buone anche le condizioni meteo della domenica mattina (“… perfette per correre forte!” era la frase che tutti ripetevano durante i saluti di rito o il riscaldamento). Tutto TROPPO, come la mia partenza e i miei primi chilometri!
Ho la fortuna, grazie al pettorale con numero basso fornito dall’organizzazione, di poter partire assieme ai top runner, nella parte centrale dello schieramento. Nessun problema di affollamento, allo sparo trovo subito un corridoio e mi metto al mio ritmo, consapevole che i primi due chilometri sono favorevoli. Normale quindi partire forte, come normale è stato passare al secondo chilometro ben al di sotto dei sette minuti (l’obiettivo era quello di cercare di tenere un ritmo intorno ai 3’30” al km per tutta la maratona, ovviamente rallentando leggermente nei tratti in salita, compensando con quelli in discesa). Da lì, l’idea era quella di mettersi a un ritmo il più possibile regolare e “comodo”. Le sensazioni erano ottime (vedi i “troppo” di qualche riga sopra): il pensiero è andato più volte alle gare dei mesi prima, quando quel ritmo non mi era sembrato poi così comodo…
Non mi sono preoccupato più di tanto, quando mi sono accorto che, per stare assieme ad altri quattro/cinque atleti, i passaggi dei vari chilometri erano sempre qualche secondo più veloci del previsto. 17’24” i primi cinque chilometri, 17’20” quelli successivi (34’44” ai 10 km, e pensare che alla “DeeJay Ten Milano” di cinque settimane fa concludevo in 34’28”, qui), sempre per evitare di perdere il gruppetto (che credevo…) buono, per non ritrovarmi già da solo a un quarto della maratona. Ho esagerato soprattutto nei terzi cinque chilometri: 17’34”, nonostante alcuni strappetti dovuti a un cavalcavia e a un paio di salitine, dove ho avvertito la sensazione di spingere troppo e di non correre in maniera economica, ma fin troppo elastica e in spinta, neanche fosse un diecimila!
Ho deciso quindi di rallentare leggermente, ma la frittata molto probabilmente era già fatta: nonostante un rallentamento di circa 3” al km (17’48” il parziale dal 15° al 20° km), dovuto anche a dei tratti in salita, passo da solo alla mezza in 1h14’00” (otto settimane fa a Udine finivo in 1h15’29” qui, tre settimane fa a Ljubljana finivo in 1h14’24” qui), con la netta sensazione che la mia seconda parte di gara sarà in salita.
Poco dopo infatti iniziano le prime difficoltà: il percorso si fa leggermente più impegnativo e inizio a far sempre più fatica a tenere i 3’30”, tanto che decido di non guardare i passaggi e di proseguire a sensazione, almeno fino al 32° km, che sulla carta segnava l’inizio della leggerissima discesa verso il traguardo. Ci arrivo con più di qualche chilometro corso sopra i 3’40”, e a quel punto provo anche ad aumentare leggermente. Riesco a fare un paio di chilometri poco sopra i 3’30”, poi probabilmente pago lo sforzo: quelli successivi li torno a correre nuovamente sopra i 3’40”. Nessuno scoppio o muro, ma un rallentamento consistente e un bel po’ di demoralizzazione. Un paio di sorpassi mi danno coraggio, anche perché in lontananza vedo altri atleti avvicinarsi. Ne prendo in particolare uno come riferimento e mi concentro sull’avvicinarlo poco alla volta: lo sorpasserò a cento metri dal traguardo, mi consolo almeno con gli ultimi 500 metri corsi sotto i 3’20” al km di media. Concludo in 2h32’19” (seconda mezza in 1h18’19”, 4’19” di positive split, che positivo non è!). La mia prima mezza più veloce compensata dalla seconda mezza più lenta dal 2010 in poi. Qui il GPS della gara, qui la classifica completa (20° assoluto, 1° M35).
Ho omesso dal racconto un piccolo dettaglio, che effettivamente non ha influito più di tanto sul risultato finale (ma ha sicuramente influito sulla quantità d’imprecazioni in gara…), vedi foto in fondo. Il chip per il tempo (evviva le gare che lo hanno integrato nel pettorale!) aveva un piccolo, piccolissimo difetto: una minuscola protuberanza di plastica. Lo metto sempre nello stesso posto (anche tre settimane fa: stesse scarpe, stesso chip, stesso posto, nessun problema!). Questa simpatica protuberanza ha creato attrito con il mio secondo dito del piede, col risultato che dal 10° km sembravo la vittima di un attacco di uno squalo. La conferma che in maratona possono capitare le cose più incredibili e inimmaginabili… e la conferma che da una piccola abrasione può uscire parecchio sangue (la scarpa e la calza hanno “sanguinato” in doccia per diversi minuti sotto il getto d’acqua).
Comunque, nella vita tutto serve. Questa maratona, dal punto di vista agonistico, mi lascia questo insegnamento: se pensi di valere 3’30” e parti a 3’27”, probabilmente finirai a 3’37” (di media)!!! Lo sapevo già, ma fino a quando non si prova sulla propria pelle…
Altro insegnamento: meglio correre da soli ma a un ritmo regolare che restare attaccati a un gruppetto che procede a strappi o a un ritmo troppo veloce…
Da un punto di vista turistico, come spesso per fortuna mi succede, è stato un fine settimana bellissimo. Tanti amici rivisti, tanti amici conosciuti dal vivo dopo diversi anni di scambi via e-mail o attraverso i vari social. Incredibile la quantità d’incitamenti lungo il percorso, tantissimi che mi chiamavano per nome o per soprannome. Sabato (siamo arrivati pomeriggio) solo un brevissimo giro in centro dopo aver ritirato il pettorale. Domenica, dopo la maratona, un pranzo veloce (ma consistente!) a base di pizza in attesa delle premiazioni con gli amici bolognesi Federica (triestina, ma quasi bolognese per amore!), Giggi e Sandro, poi Museo Egizio (per la Mole Antonelliana c’era più di un’ora di fila, sarà per un’altra volta), spesa da Guido Gobino (cioccolatini, ma visto il prezzo sono quasi gioielli), poi a cena con Federico e Paola in un bellissimo ristorante a Moncalieri. Cucina piemontese assolutamente approvata (I love Fassona!), per non parlare dei vini (I love Nebbiolo, in tutte le sue declinazioni!)…
Lunedì purtroppo con tanti musei/palazzi chiusi e una giornata di pioggia, ma grandissima idea quella di Federico e Paola di portarci al Museo Nazionale dell’Automobile, una visita veramente imperdibile anche se non siete appassionati di motori! Poi pranzo veloce da Eataly (a fine 2014 dovrebbe aprire anche a Trieste all’ex Magazzino Vini, ottima scelta), un altro piccolo giro in centro (con tanto di degustazione di cioccolato fondente, sempre da Guido Gobino), e per concludere degnamente la mini-vacanza, altra cena tipica in un ristorante vicino al nostro albergo.
Un saluto a tutti quelli che ho conosciuto dal vivo per la prima volta (Alberto, Alessandro, Franco, Francesco, Gianluca, Mauro, Paolo, Simone… ma siete troppi!!!), e un ringraziamento a tutti quelli che m’incitavano lungo il percorso. Un grazie particolare a Federico e Paola, che ci han fatto passare tre giorni spettacolari!
E ora, la domanda più importante: qualcuno mi suggerisce un metodo per togliere il sangue dalle mie Nike Lunaracer+ 3 (qui la recensione)???