“Campionato Nazionale Individuale Master 10.000 metri in pista 2013”, ho praticamente fatto la lepre…

Pitt-Lepre

Pitt-Lepre… e sono finito in pentola!!!
Questo il riassunto della mia gara, cose che capitano quando si cerca il tempo e non la posizione… ma andiamo con ordine (qui la presentazione della gara).

Arrivo al campo di Gorizia intorno alle 15:00 per guardarmi la gara delle categorie M45/50/55. Sembra piena estate! Sole, caldo africano, un’afa pazzesca. Già dopo pochi giri gli atleti sono parecchio provati, in tanti fanno lo spugnaggio ogni giro… le premesse non sono delle migliori!!!
Sono quasi le 16:00 e arrivano delle nuvole minacciose, la temperatura cala velocemente di almeno una decina di gradi, si alza il vento… praticamente si prepara una tempesta!
Mi cambio per il riscaldamento e sono costretto a indossare uno smanicato antipioggia: più per la temperatura e per il vento che per la pioggia (alla fine saranno solo un paio di gocce).
Risultato finale: la temperatura si è abbassata, ma la pioggia caduta sul tartan ha peggiorato l’umidità, non le migliori condizioni per correre ma decisamente meglio della batteria precedente.

Ci fanno entrare in campo, il tempo di un paio di allunghi e siamo in zona partenza, sorpresa: dei 17 iscritti previsti per le categorie M35, M40 e SM con doppio tesseramento, siamo rimasti in 6! Bene per il traffico in pista e i doppiaggi, male per il discorso “treni”: i tre atleti con accredito sotto i 32′ non si sono presentati, quello sotto i 33′ nemmeno.

Allo sparo mi metto davanti, primo giro in 1’19”, primo mille in 3’19”. Aumento un po’ il ritmo (secondo mille in 3’16”), passo ai 3.000 in 9’55” (terzo mille in 3’20”) sempre davanti, con altri due M35 incollati dietro, mi stanno decisamente sfruttando! In un paio di occasioni provo a rallentare per vedere se mi passano: niente da fare, rallentano pure loro. Il ritmo cala leggermente anche per questi rallentamenti (3’23” il quarto mille, 3’22” il quinto), passo ai 5.000 in 16’40”, molto più lento del previsto.
A questo punto provo ad aumentare leggermente (sesto mille in 3’21”), a circa 3,5 km dalla fine vengo sorpassato. Ovviamente mi attacco, ma dopo un giro inizio a perdere qualche metro, nonostante il rallentamento collettivo (settimo mille in 3’24”): la fatica inizia a farsi sentire! Perdo regolarmente qualcosa ogni giro (ottavo mille in 3’17”, io ci avrò messo almeno 5” in più). Nono mille in 3’23” (ci avrò messo un paio di secondi in più), arrivo agli ultimi due giri con una decina di secondi di distacco dalla coppia davanti.
Qui mi riprendo un attimo e riesco leggermente ad aumentare il ritmo (avrò concluso l’ultimo mille in 3’20”). Concludo in 33’35”, a 23” dal primo (era secondo fino all’ultimo giro) e 10” dal secondo.

Col senno di poi potevo gestire la gara in maniera diversa, magari correndo dietro i primi km. Forse potevo piazzarmi meglio, ma il crono finale cambiava poco (anzi forse finivamo ancora più lenti: col mio “lepraggio” involontario abbiamo corso abbastanza regolari fino a metà gara). Come già scritto, non partecipavo a questa gara per il piazzamento, ma per cercare il tempo, quindi ci ho semplicemente provato…

“Simpatico” siparietto a fine gara, con il secondo classificato che accusava il primo di aver fatto il “succhiaruota” per 24 giri per poi sparare un ultimo giro da ottocentista. Cosa dovrei dire io che ho tirato il gruppetto per quasi 7 km? Sinceramente sono polemiche che non capisco. Ognuno è libero d’impostare la gara come vuole: se ci tieni alla posizione, correre dietro il più possibile è la strategia giusta, soprattutto se vieni dal mezzofondo veloce e ti vuoi giocare la gara allo sprint finale. Io avrei preferito finire in 32’59” arrivando anche 10° piuttosto che vincere con un tempo più alto, ma sono punti di vista diversi!

Ovviamente il crono finale mi sta stretto, molto stretto. Una media di 3’21” al km è lenta anche solo guardando i miei personali in pista (2’57” al km nei 3.000 e 3’09” al km nei 5.000).
La strada ovviamente è un’altra cosa: una 10 km, anche se certificata, spesso si traduce (grazie alle curve) in 9,9 km o addirittura meno, in pista 10 km diventano sempre più lunghi anche se si corre sempre alla corda, ma soprattutto sono le 50 curve a rendere il tutto più difficile, costringendo a modificare il modo di correre.
La pista, come spesso si sente dire, non regala niente, semmai toglie!

Sicuramente il meteo non ha aiutato. Era la prima giornata veramente calda e normalmente al corpo servono una decina di giorni per adattarsi al cambio di temperatura…

Dal punto di vista mentale, i 10.000 in pista sono veramente impegnativi. Venticinque giri sono tanti, e quando si va in affanno diventa dura, soprattutto se di giri ne mancano cinque o più: diventano infiniti.

Ho corso con le “Nike Flyknit Racer” (qui la recensione), che si sono rivelate perfette anche sul tartan umido per la pioggia caduta poco prima. Per i 5.000 di domenica prossima però forse vado con le chiodate, intorno a 3’06” al km possono avere un senso… del resto c’è gente che le usa anche a 4’00” al km!!!

Qui il GPS della gara.

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