Prima gara in pista (5.000 metri) per il 2016, un vero e proprio esordio al buio: nessun allenamento specifico nelle scorse settimane, un’unica seduta in pista giovedì scorso (2 x 1.200 m in 4’00”, 2 x 800 m in 2’35”, 2 x 400 m in 1’11”, qui), giusto per “assaggiare” il tartan ma senza poter spingere più di tanto, con la gara a poco più di tre giorni di distanza (e un’altra gara corsa quattro giorni prima, qui).
La conferma (qualcuno aveva dubbi?) che nella corsa i miracoli non esistono e che… non ci s’inventa niente! Del resto, con una maratona corsa sei settimane prima (qui), una mezza (tirata a tutta) tre settimane prima (qui), più altre due gare intorno agli otto chilometri corse rispettivamente quattro settimane (qui) e sette giorni prima (qui)… non c’era proprio tempo per allenarsi! Al massimo, si trattava di recuperare tra una gara e l’altra, correndo poco e inserendo qualche breve seduta di richiamo dei ritmi gara, senza poter provare a migliorare la forma o ad adattarsi ai ritmi più veloci per le gare brevi.
Vedendo gli altri iscritti (età media 27 anni, solo uno “meno giovane” di me…) e i loro tempi di accredito (quasi tutti con tempi sotto il mio PB di 15’45”…), temevo di dover correre da solo dall’inizio alla fine, e infatti così è stato.
Per avere un riferimento, ho impostato l’orologio in modo da avvisarmi ogni 1’17”, ovvero il ritmo al giro per cercare di stare sotto i 16′. L’obiettivo era di correre regolare per i primi dieci giri (per un passaggio di 12’50” ai 4.000 m), per poi sparare l’ultimo mille incrementando leggermente il ritmo.
Non male il clima: diluvio fino a pochi minuti dalla partenza (pista bagnata con qualche pozzanghera), ma almeno non faceva troppo caldo! Già ai 200 m mi trovo staccato da quelli davanti (passati in 35”…), quindi mi metto il cuore in pace e mi preparo a una gara in solitudine. Primi due giri leggermente più veloci del previsto (con l’orologio che suona/vibra qualche metro dopo il mio passaggio al giro), poi trovo una buona regolarità per i successivi quattro giri. Inizio a perdere qualche secondo dal settimo giro in poi, tanto che ai 3.000 m il display ufficiale segna 9’42”. Continuo a rallentare leggermente nei giri successivi (il 1’17” arriva sempre più in anticipo rispetto al mio passaggio al giro…). Del resto, non avere riferimenti davanti sicuramente non aiuta. Purtroppo, riesco a cambiare leggermente ritmo solo nell’ultimo giro.
Chiudo in 16’22” in undicesima posizione, a 45” dall’atleta davanti e 22” prima di quello dietro (qui e qui le classifiche, qui il GPS su Strava, qui quello su Garmin Connect).
Ora qualche giorno di recupero attivo, quindi un paio di sedute specifiche per provare a migliorare già tra due settimane. Poi, a seconda del risultato, delle sensazioni e della voglia di allenarsi, ancora pista o… solito relax estivo!