Premessa
Questa mattina, mentre facevo colazione, alternavo la lettura di notizie di politica, alcune di cultura generale ad altre inerenti lo sport.
La mia attenzione è stata catturata dall’articolo apparso su Cyclingpro nel quale Mikel Landa, ciclista spagnolo tra i più forti sulla scena mondiale, ha dichiarato di volersi giocare le sue carte da capitano al Tour de France 2019.
Rinvigorito dalle ultime prestazioni sulle strade del Giro d’Italia, vinto dal suo compagno di squadra Carapaz, Landa ha dimostrato di essere il più forte quando la strada si impennava, ma di aver rispettato gli ordini di scuderia, aiutando il compagno ecuadoriano. Landa probabilmente avrebbe potuto staccare tutti in salita, compresa la maglia rosa, giocandosi le sue possibilità di vittoria, ma ha scelto di tirare il freno a mano.
Rendiamo sempre al meglio quando siamo i capitani?
Landa vanta nel suo Palmares due Top Ten al Giro d’Italia (3° nel 2015 e 4° nel 2019) e altrettante nel Tour de France (4° nel 2017 e 7° nel 2018), tutte ottenute da gregario. In queste manifestazioni ha sempre dimostrato di avere benzina a sufficienza per staccare anche il capitano della squadra e di poter ambire al successo finale.
Nel 2016, però, si giocò le sue possibilità al Giro da Leader, ritirandosi alla decima tappa, dopo una prima settimana deludente. Cosa sto cercando di sottolineare? Landa è un campione assoluto, ma riesce a sfruttare il suo potenziale solo quando non ha i gradi del comando.
Come lui anche Richie Porte, ciclista australiano, unico ad essere capace di staccare Froome in salita, detentore dei migliori tempi sulle salite presenti sul suolo australiano (meglio anche di Cadel Evans), otteneva prestazioni eccezionali da gregario, ma si scioglieva come neve al sole appena rivestiva il ruolo di capitano.
Differenze tra ciclismo e podismo
Cosa centra questo con il podismo? Tutto e nulla. Il podismo è uno sport di Endurance e quindi attinente al ciclismo, ma profondamente differente. Una delle principali differenze consiste nell’essere uno sport profondamente individuale, dove la squadra, salvo in pochi e rari casi, non esiste.
Eccetto le competizioni mondiali, europee, ecc. nelle quali esistono delle premiazioni per Team, non è presente il concetto di gruppo e anche in queste la sua presenza è, secondo me, decisamente relativa.
Definizione di gruppo e di squadra
La squadra esiste quando vi è un gruppo e questo sussiste quando, stando alla definizione teorica, vi è interdipendenza tra i membri che lo compongono. Il mio agire, sentire e reagire è inscindibile da ciò che fa ed è il mio compagno e ciò che lui fa, sente, come anche il suo modo di essere è strettamente collegato a me ed agli altri membri del Team.
Una conseguenza che discende dall’agire e dal vivere il gruppo e la squadra consiste nella strutturazione di ruolo. Ognuno quando entra a far parte di un gruppo assume un ruolo preciso. Questo può a volte essere vissuto come limitante, ma rende la vita prevedibile e l’agire organizzato più efficiente. Come accade nel calcio, basket, pallavolo, ciclismo, ognuno “gioca” un ruolo preciso (es: attaccante, centrocampista, difensore), così accade nella vita professionale. Non tutti esercitano un ruolo di Leadership. Alcuni ricoprono ruoli di supporto e altri di Followership.
I ruoli nei gruppi
Una possibile classificazione teorica dei ruoli li suddivide in 6: Leader, dipendente, contro-dipendente, mediatore, nuovo arrivato e capro espiatorio.
Il Leader è colui che guida, il dipendente è colui il quale segue il Leader, il contro-dipendente mette in discussione il Leader e propone soluzioni alternative, il mediatore appiana i conflitti e permette la sopravvivenza del gruppo, il nuovo arrivato è l’ultima persona che entra a far parte del gruppo, mentre il capro espiatorio assorbe le negatività che aleggiano all’interno della squadra.
Ognuno di noi per caratteristiche fisiche e personali (sia disposizionali, quindi in parte innate, sia per educazione famigliare, scolastica e sociale, quindi apprese) ha una predisposizione per uno dei 6 ruoli possibili. Alcuni di noi saranno dei Leader eccezionali, ma dei dipendenti scadenti. Altri potrebbero essere ottimi mediatori, ma contro-dipendenti appena sufficienti. Difficilmente una persona può ottenere ottimi risultati in più di un ruolo.
Il contesto gruppale e di squadra può permettere la valorizzazione dei talenti di ogni atleta. Se questo viene collocato nel ruolo giusto sfrutterà al meglio le sue risorse e le metterà a disposizione del Team. Se verrà collocato nel ruolo sbagliato non otterrà gli stessi risultati.
Ruoli e podismo
Il podismo non prevede la classificazione di ruolo. Ognuno dopo lo sparo alla partenza è il capitano di se stesso. Questo significa prendere decisioni relative al ritmo da tenere, la strategia di gara da seguire, come gestire i momenti difficili e quelli di euforia. Nessuno può affidarsi realmente a qualcuno di “altro”, nessuno può rivalersi contro qualcuno di “altro”. Siamo tutti sul palcoscenico e siamo tutti i primattori della commedia. Anche gli allenatori e i compagni di allenamento e squadra, dopo lo sparo non ci fanno più compagnia se non in termini simbolici.
Quello che pensavo questa mattina è che Mikel Landa può godere di una possibilità da ciclista, che non gli verrebbe concessa da podista. Per caratteristiche personali è più portato ad essere “dipendente” e male ricopre il ruolo di “Leader”. Potrei anche affermare che Landa sia un motore mentale a Gas. A titolo personale non credo che questa sia una cosa buona o cattiva. Accade.
Quello che voglio evidenziare è che nel podismo e negli sport individuali siamo tutti Leader e probabilmente questa è una cartina tornasole di come ognuno di noi sa o può interpretare questo ruolo nello sport, come nella vita.
Buone corse!