Post a caldo (in tutti i sensi, viste le condizioni climatiche), una sorta di promemoria per il futuro…
1) Bisogna cercare di pensare “al peggio”, quando si è ancora in tempo: primi 5 km in 17’20”, un pelo veloci (percorso favorevole), ma tutto bene. Secondi 5 km in 17’32”, ancora bene. Terzi 5 km (quasi 18′), iniziano le prime difficoltà per il caldo: il cuore dice “Non è possibile!”, il cervello dovrebbe dire “OK, la giornata non è delle migliori, la gara è lunga quindi freno a mano parzialmente tirato, si punta a sopravvivere e a finire più o meno regolari”. Ieri invece il cuore ha parzialmente spento il cervello…
2) Il ritiro è un’opzione: purtroppo si possono preparare e correre BENE due (massimo!) tre maratone all’anno. Per correre sui propri limiti, tutto deve girare alla perfezione: preparazione, forma, giornata, situazione climatica. Essendo una gara lunga, basta che uno dei quattro fattori non giri a dovere, e la frittata è fatta: settimane (mesi) di allenamenti buttati! Bisognerebbe avere la lucidità mentale per dire “OK, oggi non è giornata, mi fermo e ci riprovo da qualche altra parte tra un paio di settimane”. Il problema è che essendo aprile, tra un paio di settimane potrebbe essere pure peggio, oltre al fatto che non essendo professionista, un maratona è comunque un impegno che si porta via un fine settimana. Mai visti tanti top runner ritirarsi…
3) Anche la mente va allenata, altrimenti tira dei brutti scherzi: oggi me ne sono reso conto alla grandissima. Ci si può fare violenza, auto-convincersi, ma fino a un certo punto. Ti alleni in un certo modo, i riscontri ci sono, ti convinci di valere un tempo, anche confrontando gli allenamenti con quelli del passato, quindi parti con un bel bagaglio di aspettative, diciamo un range di fattibilità che va dal “personal best” a un tempo ovviamente più alto (vale sempre il discorso che essendo una gara lunga…). Ma se già prima di metà gara capisci che nella migliore delle ipotesi farai un tempo MOLTO più alto di quelli che avevi in mente, parte una sorta di demoralizzazione difficile da sconfiggere. Dal 32° al 39° km ho corso sopra i 4′ al km (addirittura 4’11” il chilometro più lento!): accettabile, fosse stata una crisi “vera”, il famoso muro dovuto all’esaurimento del glicogeno. Decisamente meno giustificabile in base a quanto è successo dopo: sorpasso subìto poco dopo il 39° km, mi rendo conto che non è possibile viverlo così passivamente, quindi mi “risveglio” da questa sorta di torpore e concludo gli ultimi 2 km intorno a 3’40” al km. Se si trattava esclusivamente di una crisi fisica, col cavolo che aumentavo di oltre 20” al km fino alla fine!!!
Questi i tre insegnamenti da mandare a mente per le prossime occasioni…
Il resoconto della gara è presto fatto.
La forma e le sensazioni erano molto buone. Il clima, alle 7:00 del mattino, sembrava perfetto. Sole, non troppa umidità e una temperatura quasi ideale. Le prime avvisaglie che sarebbe stata un giornata difficile sono arrivate poco prima della partenza: in canotta e all’ombra si stava particolarmente bene, nessun brivido di freddo. Nei primi chilometri anche una lieve brezza contraria a ingannare la temperatura effettiva.
Già dal 10° km inizio a fare più fatica del normale. Del resto, se fino al giorno prima sei abituato a correre con massimo 12°, passare in un colpo solo a oltre 20°… normalmente serve un decina di giorni perché l’organismo si abitui e adatti al cambio di temperatura, me ne sono accorto ieri!
Inizio a rallentare costantemente dal 10° km: 17’20” i primi 5 km, 17’32” i secondi, quasi 18′ i terzi, 18’30” i quarti, tanto che il passaggio alla mezza oltre 1h16′ (nelle ultime cinque maratone sono sempre passato poco sopra 1h14’…) mi sembra addirittura troppo veloce, e ci arrivo già parecchio affaticato. Tengo abbastanza fino al 30° (circa 18’50” dal 20° al 25° e dal 25° al 30°), poi in corrispondenza di un lungo tratto di pavé, inizio a rallentare vistosamente: oltre 20′ dal 30° al 35° km, intorno ai 20′ dal 35° al 40°, ma avevo già in parte accelerato a causa del sorpasso subìto al 39° km (anche se sarebbe più corretto dire “… grazie al sorpasso…”). Andamento e sensazioni stranissime: arrivavo al ristoro, prendevo due bottigliette d’acqua, una la usavo per una sorta di doccia, l’altra in parte la bevevo. Sentivo di correre meglio, aumentavo il ritmo, ma già dopo 500 metri rallentavo nuovamente…
Ironia della sorte, nonostante una gara in costante rallentamento e i numerosi sorpassi subìti da circa metà gara in poi, guardando la mia posizione in classifica nei vari passaggi, risulta che ho fatto una gara in rimonta: 37° al 5° km, 35° al 10° km, 34° a metà gara, 33° al 30° km, 32° al 35° km, 30° alla fine! La conferma che davanti ne sono saltati tanti (anche dietro: solo 3.547 finisher su oltre 4.500 iscritti!) e soprattutto che gestendo la gara in maniera diversa (punto “1”…) si potevano limare diversi minuti al crono finale e soprattutto diverse posizioni in classifica!
Concludo in 2h38’41”, 30° assoluto e 6° M35 (4° M35 italiano). Qui il GPS della mia gara, qui la classifica completa.
I miei complimenti agli amici Federico e Massimiliano. Entrambi hanno limato il personale nonostante la giornata non ideale, ma Massimiliano si è letteralmente superato infrangendo il muro delle 2h40′ (migliorandosi quindi di quasi sette minuti!) e correndo le due metà praticamente uguali: la sua seconda mezza è a livello dei primi quindici in classifica!
Ora una decina di giorni di recupero attivo e poi sotto con il “Pitt Project” (qui)!
P. S. Si ringrazia Simone e sua moglie per la foto!