Poco (purtroppo!) da scrivere sulla mia partecipazione alla gara di ieri.
Nonostante la prova percorso (in sedute diverse, ma nei giorni precedenti l’ho corso quasi tutto, vedi qui), la scelta di calzature da trail (proprio per correre “tranquillo” lungo le parti su sterrato) e la volontà di affrontare con MOLTA calma tutte le discese più “rischiose”, lasciando l’agonismo questa volta in secondo piano, ecco che si è manifestato il più classico dei COME VOLEVASI DIMOSTRARE: in una delle parti più facili, poco prima del 10° km, mentre pensavo “OK, a breve inizia la parte dura, rallento e mi bevo con calma la bottiglietta d’acqua”… piede messo male su una pietra e leggera tirata al tendine d’Achille. Niente di gravissimo, tanto che ho continuato a correre per qualche altro passo, però il pensiero di correrci sopra la durissima seconda parte di gara mi ha suggerito di… fermarmi immediatamente!
Scelta saggia, perché a un giorno di distanza sento solo un leggero fastidio ma riesco a camminare normalmente. Avessi finito la gara, probabilmente non avrei camminato per una settimana…
Peccato perché il percorso era veramente spettacolare (nel senso prettamente turistico del termine!), la giornata e l’organizzazione altrettanto e in fin dei conti stavo conducendo la mia gara in modo accorto, in assoluto controllo pensando soprattutto alle micidiali salite e discese degli ultimi 7 km.
Primi tre chilometri dove principalmente si sale (media intorno ai 3’50” al km), dal 4° al 6° km dove invece si scende (media intorno ai 3’30” al km), dal 7° km in poi la parte su sterrato con qualche breve salita (media intorno ai 4’00” al km). Ero intorno alla decima posizione quando è successo il fattaccio, a una media leggermente inferiore ai 3’50” al km (qui il GPS).
Ora qualche giorno di stop dalla corsa, monitorando la situazione. E come sempre, un insegnamento da tenere bene a mente anche in altre occasioni: MAI RILASSARSI in gara!
Come giustamente sosteneva un mio vecchio allenatore di basket, si può inciampare anche sulle righe del campo (“Cossa, te se ga intopà sula riga?” [cit.]).