“Salita corribile”. “Leggera salita”. “Salita e discesa”. Ecco un paio di frasi pronunciate dai miei amici emiliani quando mesi fa mi hanno convinto a iscrivermi a questa gara. OK, più come “scusa” per farsi un bel fine settimana assieme a Rimini (c’era anche la Notte Rosa), che con fini agonistici, però…
Già guardando il profilo altimetrico della gara, qualche dubbio mi era sorto: in piano fino al 6° chilometro, poi si sale di quasi 400 metri nei restanti 15 chilometri. Guardando la classifica dello scorso anno, quasi tutti avevano 8’/10′ in più di una mezza maratona in piano. Farla in macchina qualche ora prima dal 12° al 21° km mi ha dato l’ulteriore conferma: i miei amici sono degli stambecchi!
Praticamente le montagne russe (con più salita). A rendere il percorso ancora più tosto, le discese dopo le salite. Quindi salita, un po’ di discesa, salita, un po’ di discesa, salita… per quasi 15 km!
Obiettivo alla partenza: fare una prestazione dignitosa senza faticare troppo (meglio “faticando il minimo indispensabile”), anche perché dopo il 3.000 in pista di dieci giorni fa (qui), l’idea era di prendersi un paio di settimane di recupero attivo, evitando allenamenti tirati.
Al via mi posiziono quindi in coda al gruppetto degli inseguitori (il sicuro vincitore era seguito da un altro atleta, poi recuperato a metà gara arrancante in modalità “zombie style”): 3’30” al km sotto il sole con 30° all’ombra non è propriamente un ritmo rilassante, infatti al 3° km in due si staccano e mi guardo bene dal seguirli.
Nel frattempo il gruppo inizia a perdere pezzi e intorno al 5° km mi ritrovo in compagnia di altri due atleti (praticamente siamo quinto, sesto e settimo). Arriva il primo ristoro e per la prima volta in una gara me la prendo comodissima: mi fermo, prendo due bicchieri, me li bevo entrambi e riparto. Troppo caldo per bere il solito mezzo sorso al volo…
Inizia la prima salita e la affronto con tutta calma, senza esagerare e senza guardare mai i passaggi al km. Osservo semplicemente quelli davanti e cerco di non perdere troppo terreno. Nelle successive discese cerco di sciogliere le gambe correndo sotto i 3’30”. A ogni salita mi tornano in mente le frasi citate all’inizio e il mio stato mentale passa da “imprecazioni”, a “lacrime”, a “sorrisi”, in un loop che continuerà praticamente fino all’arrivo…
Me la prendo talmente comoda in salita che vengo ulteriormente staccato, quindi mi ritrovo da solo al sesto posto. Ulteriore nota folkloristica, a un cero punto mi guardo le braccia, sono praticamente coperte di formiche volanti… chissà il resto del corpo!
Tra un insulto (alla salita) e una risata, arrivo al 19° km e vedo che l’atleta davanti (mi aveva staccato qualche decina di minuti prima) procede molto lentamente: la salita non perdona! Senza aumentare granché, lo staccherò di diversi minuti nei restanti due km.
Taglio il traguardo a Verucchio al 5° posto assoluto in 1h23′ (qui la classifica, la posizione è giusta ma il tempo credo lo abbiano messo a caso, qui il mio GPS). Arrivandoci con la preparazione necessaria e volendo fare gara vera dall’inizio alla fine, difficilmente potevo scendere sotto l’ora e 19′ (tenendo conto anche della temperatura)! Altro che “Salita corribile”…
Nel complesso, un bellissimo fine settimana: venerdì pomeriggio al Parco Oltremare di Riccione con Arianna che applaudiva i delfini (e io che facevo la doccia vestito a causa di un clamoroso errore di guida in una sorta di percorso in barca…), poi a cena a Verucchio su una terrazza con un bellissimo panorama su Rimini, sabato e domenica mattina in spiaggia a Rimini (vista per un la prima volta nella vita: per un fine settimana va bene, ma per una settimana intera… meglio lavorare!), con la parentesi della gara sabato pomeriggio e della cena post-gara a base di specialità romagnole, un’ottima prestazione a tavola! Domenica sera il ritorno a casa.
Questa settimana continuo il recupero con qualche corsetta tranquilla a giorni alterni, poi da questo fine settimana si va in montagna per otto giorni, lì i chilometri di corsa non mancheranno di certo…