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Ci vediamo a Cortina? O a Dobbiaco?

Questa domenica correrò per la prima volta la “Cortina-Dobbiaco Run“: tutti ne parlano benissimo, quindi non mi resta che verificare con i miei occhi… e i miei piedi!
Impossibile fare previsioni su ritmi o tattiche di gara, 30 km sono una distanza mai provata prima, oltre al fatto che si corre per metà percorso in leggera salita (da 1.211 a 1.530 metri) e metà percorso in leggera discesa (da 1.530 a 1.210 metri), prevalentemente su sterrato (mi dicono abbastanza regolare) e in altura.
Le previsioni meteo cambiano continuamente (prima neve, poi pioggia, poi sole, ora nuovamente pioggia, però col caldo!), quindi non dico niente… l’obiettivo principale sarà comunque divertirsi al massimo, anche perché approfitto della gita con famiglia e amici incastrandoci qualche giorno di ferie prima e (meteo permettendo!) dopo.
Le sensazioni sono molto buone: dopo la gara di due domeniche fa (qui il post dedicato), ho effettuato solamente due allenamenti di qualità (venerdì un 8 x 400 m in 1’07”, in pista dopo quasi nove mesi di non frequentazione, e stamattina un 5 x 1 km in 2’59”), mantenendo però tutte le corse lente abbastanza “allegre” (ritmi sempre intorno ai 4’00” al km). 95 km in 6 sedute la settimana scorsa (non ho corso lunedì dopo la gara), arriverò a circa 90 km in 7 sedute questa settimana (gara compresa).
Avrò il pettorale 100, quindi se mi vedete a Cortina o a Dobbiaco… salutatemi!!!

Trofeo Vidussi 2012… 3 vittorie su 3 gare… London Marathon 2013!

Tra undici mesi esatti!
Ieri contava solo vincere: niente calcoli, niente tempi, nessuna tattica (quella in realtà c’era, vedi ultima frase del post precedente).Le prime tre prove del “Trofeo Provincia di Trieste 2012” valevano come classifica speciale: l’atleta con i migliori piazzamenti nella categoria maschile o femminile si aggiudicava volo, soggiorno e pettorale per la “London Marathon 2013” (21 aprile 2013)!

Praticamente una lotta a distanza uomo-donna, con la possibilità d’inserimenti in classifica “a sorpresa”.

Avendo vinto le prime due prove (qui il resoconto della prima, qui quello della seconda), mi bastava vincere anche la terza per essere sicuro del premio: la mia “avversaria” infatti aveva vinto la prima prova, ma era arrivata seconda in quella successiva. Purtroppo il regolamento del premio non prevedeva un’iscrizione iniziale per questa speciale classifica, quindi ci potevano essere anche “sorprese” dell’ultimo minuto, con atleti che partecipando a una sola prova andavano magari a stravolgere la classifica finale della stessa.

Nei giorni scorsi, vari articoli sul quotidiano locale e su Internet mi davano già favorito (due esempi qui e qui), normalmente non sono né scaramentico né superstizioso, ma stavolta ho veramente incrociato tutto l’incrociabile!!!

LA GARA

Continua il meteo “pazzerello”: settimana scorsa un sabato con quasi 30° e una domenica mattina con 8°, pioggia e raffiche di Bora oltre 100 km/h, questa con il sabato “fresco” (ho corso al mattino con maniche lunghe e smanicato) e la domenica con sole e temperatura oltre 20°. Cercare riparo all’ombra in attesa del via NON è un buon segno…

Allo sparo, mi metto davanti per staccare subito più atleti possibile, e grazie anche alla discesa, passo al 2° km agevolmente in 6’08”. Resiste solo il mio compagno di squadra Simone, fresco di personale in maratonina (poco sopra 1h11′ alla Bavisela, due settimane fa). Un po’ prima del 3° km però, inizio a prendere un po’ di vantaggio, tanto che al giro di boa dei 5 km sono davanti di una quarantina di metri, che poco alla volta diventano cento/centocinquanta (non mi volto mai, ma vari podisti in senso contrario mi danno le distanze). Dal 7° km la gara diventa veramente dura, inizio a sentire tanto caldo e il percorso con vari saliscendi (da qui prevalentemente in salita) non aiuta a mantenere un ritmo regolare.
Salita finale, scollino, vedo in lontananza il traguardo, ormai è fatta! Inizio quindi a studiare come festeggiare… aeroplano o “L” “O” fatto con le mani? Opto per la seconda opzione, riuscendo addirittura a riflettere (sotto i 3’20” al km non è proprio semplicissimo) sul fatto che, per le foto, la “L” deve esser fatta con la mano destra!

Tempo finale un po’ più alto del previsto (sicuramente dovuto al primo vero caldo), ma stavolta non era importante… 

Qui il GPS della gara, qui la classifica completa.

GRANDE soddisfazione per la vittoria e per il premio, ma soprattutto per come l’ho vinto: in tutte e tre le gare (12,3 km la prima, 8,2 km la seconda, 10,1 km la terza) sono stato davanti dal primo all’ultimo metro, quindi oltre trenta chilometri in fuga senza mai fare calcoli o altro… stavolta lasciatemelo dire… PREMIO MERITATO!!!

Ho usato anche in questa occasione le “Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition” (vedi qui e qui) e le polpaccere “Compressport R2” (vedi qui e qui), due gare, due vittorie… cosa aggiungere?

Concludo con due foto: mi ero preparato psicologicamente a finire la gara così…

Il fortissimo Dathan Ritzenhein

… per fortuna ho finito così…

Si vedono la “L” e la “O”?

Trofeo Vidussi 2012 (ex Track&Field, ex Papi Sport)

L’arrivo del 2011…
… ero scoppiato un km prima!
Altro giro, altra corsa: a sette giorni dal “Trofeo Principe“, arriva il “Trofeo Vidussi“, meglio noto come “Track&Field” (nelle ultime due edizioni) e “Papi Sport” (addirittura dal 1997 al 2009).
Percorso invariato con partenza e arrrivo nei pressi del Centro Lanza a Prosecco, 10 km abbondanti con il giro di boa a metà strada.
Poche curve, ma un continuo saliscendi: bella discesa iniziale (si scende verticalmente di 20 metri in 1 km scarso), leggera salita intorno a metà gara (si sale di 25 metri in 1,5 km), poi stessa strada al contrario, quindi discesa e salita finale (tosta, anche a causa del vento contrario, spesso protagonista), prima del rettilineo con l’arrivo.
L’ho corsa quattro volte (saltando l’edizione del 2010, era la domenica subito dopo la Maratona della Bavisela).
Questi i miei risultati:
– 2006: non correvo ancora, il vincitore ha concluso in 32’19”;
– 2007: 35’39” (3’31” al km, 24° assoluto, il vincitore ha concluso in 32’41”);
– 2008: 34’43” (3’26” al km, 6° assoluto, il vincitore ha concluso in 32’41”);
– 2009: 33’56” (3’21” al km, 4° assoluto, il vincitore ha concluso in 32’42”);
– 2010: non ho partecipato, il vincitore ha concluso in 33’17”;
– 2011 (avevo ripreso a correre da un mese, dopo l’ennesimo stop): 34’47” (3’26” al km, 5° assoluto, il vincitore ha concluso in 32’50”), qui il GPS.
Stavolta, vista anche la posta in palio (un paio di articoli qui, qui e qui per approfondire), dopo aver attentamente studiato tutti i testi a mia disposizione, aver visto ore e ore di video riguardanti la tattica di gara, ho elaborato una strategia a tavolino veramente complessa e articolata, che prende in considerazione la fisiologia umana, aspetti psicologici e… chi più ne ha più ne metta, ovvero…
… giù tutto in partenza, e se qualcuno si mette davanti, sto con lui fino alla MORTE!!!

Trofeo Principe 2012, Tanta roba (anche da scrivere…)!

Parto dall’ultimo post per riprendere e concludere i tre discorsi iniziati: gara, esordio (in gara) con le “Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition” (vedi post) ed esordio (in assoluto) con le polpaccere “Compressport R2” (vedi post). Vado con ordine…
LA GARA
In partenza, quasi rilassato…

Previsioni meteo quasi azzeccate, in realtà le condizioni erano addirittura peggiori, tanto da far pensare a un rinvio della gara: un’ora prima della partenza c’erano 8°, pioveva, ma soprattutto la Bora soffiava con raffiche oltre i 100 km/h!

Già durante i 5 km di “riscaldamento” (ho percorso i primi 2,5 km del tracciato in andata e ritorno) ho capito che il record della gara non era assolutamente attaccabile, in certi punti il vento sembrava un muro invalicabile! Tra l’altro, soffiava contro proprio nei punti peggiori, soprattuto nel tratto iniziale in continua e leggera salita.
Con me, uno dei più forti atleti triestini (e regionali), che ha concluso domenica scorsa la maratonina della Bavisela in 1h10’19”!
Gara tattica quindi? Niente di tutto ciò: allo sparo, giù tutto, mi metto davanti e comincio a spingere come se dovessi lottare da solo col cronometro.
La partenza è a favore di vento, quindi siamo sotto i 3′ al km. Prima curva a gomito a sinistra e… BAM, la Bora ci si para davanti: passiamo immediatamente a 3’35” al km, ma praticamente con lo stesso sforzo di prima!
Continuiamo così fino a oltre il 4° km (alla fine della salita), col vento prevalentemente in faccia che alterna raffiche fortissime a pochi momenti di tregua. Siamo da soli (il 3° classificato finirà con 58” di distacco), ma sono sempre io davanti a fare il ritmo.
Dalla fine della salita, provo più volte a fare dei piccoli allunghi, a ogni salitina o a ogni curva, giusto per testare la reazione delle gambe, in caso di volata è bene farsi trovare pronti…
La seconda parte di gara è leggermente in discesa, il vento si sente ancora ma è sicuramente meno fastidioso che in salita.
Dal 5° km comincio ad aumentare (i 3 km successivi li coprirò in 9’06”!), per cercare di prendere in po’ di margine, senza riuscirci.
… all’arrivo, quasi morto!

A 1 km dal traguardo siamo ancora assieme, a questo punto ci provo: scatto sotto i 2’50” al km, mi accorgo di avere una decina di metri di vantaggio, proseguo ancora un po’, ultima curva a destra prima del rettilineo finale… non ho memoria in gara di cinquecento metri così lunghi e duri (forse solo le gare in pista dai 3.000 in giù): finale corso con tratti sotto i 3′ al km (con la Bora contraria!), piccola curva a destra, vedo il traguardo, l’acido lattico mi ha indurito talmente le gambe che arrivo per inerzia, riuscendo a malapena ad alzare un braccio in segno di vittoria: 15” di distacco al 2° classificato in circa 800 metri, non mi sono decisamente risparmiato nel finale!!!

Tempo ufficiale 26’54” (ma devono aver fatto partire il cronometraggio in anticipo, a tutti risultano almeno 6” in più, comunque non cambia niente) per una media di 3’15” al km, praticamente lo stesso tempo del 2011. Guardando tra chi l’aveva fatta lo scorso anno, quasi tutti sono stati parecchio più lenti (in alcuni casi anche più di un minuto), la conferma che sono andato veramente forte!
Qui il GPS della gara (qui quello del 2011), cliccando sul “Riproduttore” si può notare l’effetto del vento nei primi 4 km (prima ricordatevi il click su “Visualizza in metrico” per vedere in km e non in miglia), qui la classifica completa.
KARHU RACER FULCRUM RIDE SIGNATURE EDITION (vedi post)
Non potevano essere da meno delle precedenti in versione verde (qui la gara d’esordio): vittoria per entrambe! Niente da aggiungere (qui tutti i post), un’ottima scarpa anche sotto la pioggia!
COMPRESSPORT R2 (vedi post)
Anche qui, niente da aggiungere a quanto scritto a suo tempo sulle calze (vedi post). Il tessuto più leggero rispetto alle calze va sicuramente meglio con la pioggia, in quanto non assorbe l’acqua. Avendole entrambe e potendo scegliere, direi:
– le calze, quando non fa tanto caldo e non piove;
– le polpaccere, quando fa più caldo o quando piove.
Ovviamente, più la gara è lunga, più diventano utili.
Domani riposo obbligatorio (dopo sedici giorni), poi una settimana di transizione per affrontare al massimo il Trofeo Vidussi. In tanti danno già per scontato un certo risultato, ma… come si dice?“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco!”

Trofeo Principe 2012, brutta domenica per Pitteri “versione 2011”?

Domenica torno finalmente in gara, a tre settimane dalla Maratona di Padova.

Finalmente una gara “corta”! C’è il “Trofeo Principe” (partenza e arrivo nei pressi dell’omonimo stabilimento), manifestazione “giovane” (sarà la quinta edizione) di 8,2 km (8,3 km l’anno scorso, a causa della partenza leggermente arretrata), un percorso abbastanza vario con un’unica salita impegnativa, oltre a qualche piccolo saliscendi.

La cosa che più mi piace di questa gara (il panorama della zona industriale non è dei più suggestivi, se poi ci aggiungiamo i “profumi” dell’oleodotto…) è che negli anni ha mantenuto sempre lo stesso percorso (tranne appunto la piccola variazione dell’anno scorso): l’ideale per sfidare se stessi!

Edizione del 2010

Partirò quindi con due obiettivi: il primo (sempre quello…) migliorarmi, il secondo cercare di avvicinare il record della gara. Sempre che le condizioni climatiche non siano proibitive come quelle del 1° aprile a Basovizza… infatti guardando le previsioni, torna l’inverno??? 11°, pioggia e vento “molto forte”!
Queste le mie prestazioni passate:
– 2008 (8,2 km): 27’45” (3’23” al km, 7° assoluto, il vincitore ha concluso in 26’42”);
– 2009 (8,2 km): non ho partecipato, il vincitore ha concluso in 26’18”;
– 2010 (8,2 km): 26’44” (3’15” al km, 2° assoluto, il vincitore ha concluso in 25’56”, record del percorso);
– 2011 (8,3 km): 26’53” (3’14” al km, 2° assoluto, il vincitore ha concluso in 26’46”).
L’idea è quella di correre abbondantemente sotto i 3’14” al km, tenendo presente che per battere il record della gara dovrei correre a 3’08”/3’09” al km, difficile ma non impossibile (vedi allenamenti effettuati più sotto)!

Qui ci sono i due GPS del 2010 e del 2011, si sale (e ovviamente si scende) di quasi 50 metri in verticale, non proprio una gara piatta.

Cosa ho fatto per prepararmi in queste tre settimane dopo la maratona?

La prima ho recuperato (4 sedute per 55 km totali, con un’unica seduta un po’ più vivace a sette giorni da Padova), la seconda ho caricato un po’, cercando di ascoltarmi e assecondando sempre le sensazioni (7 sedute per 98 km totali), la terza ho diminuito i km totali delle singole sedute, velocizzando i ritmi di corsa delle stesse (il cosiddetto “tapering”, vedi post con “esperimento” riuscito a riguardo!).

Questi i tre allenamenti affrontati per lavorare sui ritmi:

mercoledì 2 maggio, 16 km in totale con all’interno 15 x 300 m in 52” col recupero di 1’10” di corsa;

sabato 5 maggio, 17,5 km in totale con all’interno 5 x 1 km in 3’02” (Rec. 3′ corsetta) e 5 x 400 m in 1’09” (Rec. 2′ corsetta);

mercoledì 9 maggio, 15 km in totale con all’interno 2 km a 3’10” (Rec. 3′ corsetta), 2 x 1 km in 3’01” (Rec. 3′ corsetta), 4 x 400 m in 1’07” (Rec. 2′ corsetta).

Mai fatti i 1.000 così veloci e così “facili”. Per domenica la vedo quindi abbastanza bene… ;-)

P. S. Sarà anche l’occasione per esordire in gara con le “Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition” (qui il post a riguardo, qui tutti quelli relativi al modello precedente di colore verde) e per utilizzare per la prima volta in assoluto le polpaccere “Compressport R2” (vedi post).

Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition

“Maratona di S. Antonio” archiviata (qui la cronaca, qui l’analisi e qui i ringraziamenti, mi son serviti addirittura tre post per “celebrare il nuovo PB in maratona!), recupero attivo superato senza problemi, è arrivato il momento di velocizzare i ritmi, per prendersi qualche bella soddisfazione cronometrica anche nelle prossime gare più corte: ne farò almeno quattro o cinque tra maggio e giugno, con l’unica parentesi “lunga” della “Cortina-Dobbiaco Run” (30 km) del 3 giugno 2012.
Ecco l’occasione giusta per iniziare a utilizzare le “Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition”, le scarpe in assoluto più leggere della nuova collezione Karhu Primavera-Estate 2012 (qui il post iniziale di presentazione di tutta la collezione, qui quello per le “Fast3”, qui quello per le “Forward3”, qui quello per le “Flow”).

“Racer” a confronto… nuove vs. vecchie!
La scarpa è la stessa che ho già usato (con grandi soddisfazioni!) in 2 maratone, 4 maratonine e 1 gara di 12,3 km (qui tutti i post a riguardo).
Al modello attuale hanno semplicemente cambiato colore (riprende la bandiera finlandese) e modificato leggermente il materiale della tomaia.
L’ho usata in questo allenamento mercoledì scorso, il primo un po’ più impegnativo, dieci giorni dopo la maratona, proprio per testare le gambe: 16 km totali con all’interno 15 volte i 300 m in 52” di media (quindi abbondantemente sotto i 3’00” al km) col recupero di 1’10” di corsetta… un ottimo riscontro!
Le impressioni sono le stesse del modello precedente (se interessati, leggetevi i vari post), ovviamente le sensazioni diverse dipendono dal chilometraggio: tra una scarpa nuova e una scarpa usata per circa 300 km, tenendo presente che per una superleggera (A1) sono già parecchi, le differenze sono notevoli!

Maratona S. Antonio 2012, l’analisi

Come anticipato in questo post, ritorno sulla gara di domenica per analizzare tutto il percorso che mi ha portato a migliorare di un minuto il personal best in maratona, passando da 2h29’44” a 2h28’44” in poco più di quattro mesi.

Anche per rispondere a quanti, analizzando il confronto tra l’ultimo lunghissimo corso prima delle mie ultime tre maratone (vedi post), avevano erroneamente valutato i freddi dati della seduta, senza prendere in considerazione tutti i vari parametri che entrano in gioco.

Parto dall’inizio, ovvero dopo l’ultima maratona corsa a Pisa il 18 dicembre 2011 (2h29’44”, qui il post dedicato):

– due settimane di scarico con poca corsa (rispettivamente 30 e 50 i chilometri delle due settimane);- quattro settimane (110, 110, 101 e 93 i vari chilometraggi) di costruzione aerobica e potenziamento, quindi corsa lenta, una seduta con salite corte, un interval training sui 200 metri e un lunghissimo con all’interno una lunga salita e una lunga discesa;

– poi sono arrivate le tre settimane più fredde degli ultimi anni: la prima passata in montagna, correndo un giorno sì e uno no a temperature polari (anche -18°!), quindi pochi km (71) ma tutti abbastanza veloci, la seconda (92 km) nuovamente a Trieste, con la Bora record e una sensazione di freddo mai provata in vita mia, la terza (79 km) sempre freddissima (raffreddore e tosse) con alla fine la prima gara-test (Giulietta & Romeo Half Marathon a Verona);

due settimane di carico (102 km la prima e 112 km la seconda), dove ho lavorato per velocizzare i ritmi;

– una settimana di scarico (86 km), per arrivare abbastanza fresco alla Maratonina delle 4 Porte;

due settimane (73 km la prima con un fine settimana difficile, quando a causa della stanchezza e della sensazione di malessere, mi sono imposto due giorni consecutivi di riposo, 76 km la seconda) e altra maratonina, stavolta a Ferrara.

E arriviamo alle ultime quattro settimane prima di Padova:
– la prima di carico (108 km) con gara (vinta!) alla domenica (Trofeo No Stop Viaggi);
– la seconda di super carico (138 km con un paio di sedute veramente toste);
– la terza di carico (109 km);
– la quarta di scarico (96 km maratona compresa), con la mia dichiarazione d’intenti, poi seguita quasi alla lettera.Sedici settimane di preparazione, correndo 100 giorni su 112 per una media di 97 km a settimana (minimo 71, massimo 138 km) e 15,5 km di media a seduta (minimo 6, massimo 44,2 km proprio il giorno della maratona, considerando i 2 km di riscaldamento).

Guardando i riscontri cronometrici delle tre maratonine corse tra febbraio e marzo (1h14’15”, 1h12’49” e 1h12’58”), solo pensare a un risultato del genere (se raddoppiamo la miglior prestazione, il differenziale con Padova è di soli 3’06”!) era effettivamente un’utopia!

Qual è stato quindi il segreto di tale miglioramento?
Sicuramente ho ancora aumentato leggermente il chilometraggio settimanale, portandolo quasi a tre cifre. La vera svolta però l’ho avvertita martedì 20 marzo, dopo lo stop di due giorni: da quel momento, ho corso ogni giorno fino al venerdì pre-maratona (altro record, 31 giorni di corsa consecutivi!), ma soprattutto ho iniziato a recuperare benissimo tra una seduta e l’altra: anche il giorno dopo le sedute più impegnative, le gambe erano incredibilmente fresche.
Riuscire poi a sopportare (e assimilare) la settimana di super-carico mi ha dato la convinzione che la forma stava proprio arrivando, e qui mi ricollego al post sull’analisi del lunghissimo. In tanti avevano commentato dicendo che ero andato meno bene delle altre volte, non considerando alcune cose, ovvero:
– cinque giorni prima avevo corso una gara impegnativa;
– due giorni prima avevo svolto un altro allenamento tostissimo;
– ero partito alle 4:46 AM (dovendo rientrare come sempre entro le 7…).
Lo avevo pertanto corso partendo decisamente più stanco rispetto alle altre volte.Quindi ricapitolando, questi a mio avviso i punti chiave, in ordine d’importanza!

1) Continuità (ovvero zero infortuni!): su 16 settimane ho saltato solo 2 allenamenti per “malessere” e 3 allenamenti causa freddo polare in montagna (ma alternando un giorno di corsa a uno di riposo, quando correvo mi tiravo sempre il collo per finire l’allenamento prima possibile…).

2) Aumento del chilometraggio: la media settimanale è aumentata di poco (97 km), ma se togliamo dal calcolo le settimane con gara alla domenica (dove necessariamente si scarica) e quelle penalizzate dal freddo, la media sale a oltre 110 km.

3) Ultimo mese: gran carico di lavoro nelle prime tre settimane (356 km) con ottime sensazioni e ottimi recuperi.

4) Tre allenamenti lunghi (24, 31 e 25 i km totali delle varie sedute), con all’interno diversi km veloci (in totale, quasi 30 km intorno al ritmo maratona) in cinque giorni, a due settimane dalla maratona.

E ora???
Nell’immediato si recupera (due giorni di riposo assoluto, poi l’idea è di correre pochi km a sensazione, inserendo almeno un altro giorno di riposo nella prima settimana), dalla prossima settimana si riprende normalmente, ma col primo allenamento un po’ più intenso (un interval training sui 300 metri con recupero di 1 minuto a sensazione) non prima di nove/dieci giorni dalla maratona.

Il passo successivo sarà quello di velocizzarsi un po’, quindi meno km, sedute con ripetute brevi corse a ritmi più veloci e con un recupero più ampio. Maggio e giugno son pieni di gare sotto i 10 km, e a fine giugno un pensierino alla pista…

Per quanto riguarda la maratona, ne farò sicuramente un’altra in autunno. Per l’8° personal best su 8 maratone servirebbe un percorso altrettanto veloce e un clima non troppo penalizzante.
Secondo me, consolidando ulteriormente quanto fatto finora, le 2h27’/2h26′ sono fattibili.

Per andare sotto (dalle 2h25′ in giù), credo servano i famigerati “doppi”, passando quindi da 6/7 (o 7/7) ad almeno 9/7 (o 10/7)… ma il lato oscuro della forza (per ora) non mi avrà!

Maratona S. Antonio 2012, la cronaca

Con il premio di categoria!

Un Personal Best del genere (real time di 2h28’44”) merita almeno due post: uno con la cronaca della gara (e del post-gara!), l’altro con l’analisi della preparazione che mi ha permesso di migliorare di un minuto esatto il tempo di Pisa 2011 (2h29’44”).

Inizio subito con un’autocelebrazione, tenendo conto che:
…mi alleno sempre e solo la mattina prestissimo…
…non faccio mai doppi allenamenti…
…nelle sedici settimane di preparazione (da lunedì 2 gennaio 2012 a oggi), ho percorso una media di 97 km alla settimana (da un minimo di 71 a un massimo di 138 km), correndo 100 giorni sui 112 disponibili…
…una maratona in 2h28′ è veramente un GRAN risultato, quindi considerando tutto, si può ancora limare qualcosa!!!

LA GARA 
Clima quasi perfetto per correre: nuvoloso, temperatura intorno ai 14°, peccato solo per l’alta umidità.
Parto subito dietro ai top runner, un breve rettilineo, curva secca a destra, un cavalcavia e immediatamente ci si ritrova su uno stradone dritto del quale non si vede la fine (delle sette maratone fatte finora, dopo Berlino questa è decisamente la più veloce!).

Si formano subito tre gruppetti: il primo per stare intorno alle 2h10′ (vari atleti da Kenya, Brasile, Etiopia, Eritrea), il secondo con due professionisti italiani per le 2h20′, nel terzo siamo in cinque.

Già al primo km (3’26”) il mio gruppo si sfalda: in due aumentano il ritmo e si staccano, prendendo poco alla volta sempre più vantaggio, quindi rimaniamo in tre.
Scambio un paio di battute con il ragazzo alla mia sinistra, e decidiamo di correre regolari a 3’30” al km. L’altro atleta lo perderemo intorno al 5° km, già dal 3° sembrava in grande affanno, chissà come (se) ha finito…

Rimaniamo quindi in due, corriamo fianco a fianco, e km dopo km siamo sempre più regolari, sul passo dei 3’30”, nonostante un paio di calvalcavia. A un certo punto chiedo al mio compagno di gara il suo personale in maratona, dicendogli il mio (2h29′)… mi risponde “Un po’ più alto…”.

Passiamo a metà gara in 1h14’01”, e per un attimo mi tornano in mente le tre maratonine corse nove (1h14’15” a Verona), sei (1h12’49” a Pieve di Cento) e quattro (1h12’58” a Ferrara) settimane fa… ok, facevano parte della preparazione, però non è che all’arrivo ero proprio freschissimo…

Da questo momento in poi, rimango da solo: l’altro atleta aumenta decisamente il ritmo, mentre io cerco di rimanere costante sui 3’30” al km, la gara è ancora lunga, oltre al fatto che nel frattempo ha iniziato a piovere!

Continuo così fino al 32° km, anzi mi accorgo che sto leggermente rallentando (niente di che, circa 1” al km), e lo svantaggio da chi mi precede è aumentato, ora saranno circa 30”.

La maratona però è una gara lunga, e di solito inizia proprio dopo il 32° km… infatti in lontananza vedo un atleta fermarsi per un attimo (a vomitare?) e poi riprendere a correre. Km dopo km, sarà sempre più vicino. Lo passerò al 37°, in grave crisi (arriverà 2′ dopo di me).

Anche l’altro atleta (quello con il quale avevo corso fino alla mezza) in realtà si fa sempre più vicino, al 38° km ci separano dieci secondi, al 39° cinque, e ormai ce l’ho nel mirino. Lo affianco al 40° per passarlo subito dopo, lui prova a reagire per un centinaio di metri, io aumento ancora un po’ (sono intorno ai 3’20” al km)… sparito! Arriverà quasi 50” dopo di me, tutti presi in meno di 2 km (dopo il traguardo mi confesserà felice di essersi migliorato di oltre 5 minuti!).
Ultimo km sparato a tutta, arrivo in Prato della Valle (piazza magnifica!), curvone a sinistra, in lontananza vedo il gonfiabile dell’arrivo con sotto il cronometro, un ultimo allungo per concludere comodamente sotto le 2h29′!!!
12° assoluto, 4° italiano, 2° master e 2° categoria M35 (qui la classifica ufficiale, qui il GPS della mia gara).

Cerco e trovo con lo sguardo Valentina, vado a farmi fare un massaggio addirittura a quattro mani (il vantaggio di arrivare presto!), poi in albergo per la doccia e via a pranzo.

IL POST-GARA 
Ottimo il recupero post-maratona: ben due pizze (farina integrale, bresaola, bufala, pomodorini e basilico per cominciare, farina integrale, bufala, pomodoro, porcini e grana per continuare), anche se in realtà potevano essere tranquillamente tre, ma ho preferito non esagerare… poi, per non farsi mancare niente, addirittura due assaggi delle torte vincitrici del “Campionato del Mondo di Pasticceria 1997/98”, ovvero la Setteveli (marchio registrato, ho finalmente capito perché la stessa IDENTICA torta, preparata da una nota pasticceria triestina, ha da poco cambiato nome…) e l’Abbraccio di Venere. Buone entrambe, ma la Setteveli vince a mani basse!

Finale di giornata molto “divertente”: avendo la macchina nel garage dell’hotel, ed essendo l’hotel nella zona chiusa al traffico causa maratona, abbiamo dovuto attendere la fine della manifestazione (tempo limite addirittura 8 ore!). Quindi ci siamo accomodati all’aperto a prendere qualcosa da bere, applaudendo i vari podisti… e qui una piccola considerazione: quando vado a lavorare a piedi, per fare 2 km con tutta calma, calcolando anche i vari semafori, ci metto al massimo 21 minuti (quindi 11′ scarsi al km). La domanda che sorge spontanea è la seguente: cosa devi fare per andare ancora più lento???

Nel prossimo post, l’analisi della preparazione che mi ha portato al 7° personal best su 7 maratone… ora si fa veramente dura!!!

Domani a Padova… maratona!

Sono da poco tornato dall’ultima sgambata (6 km in totale con 3 km di riscaldamento, 2,5 km a 4’03”, ultimi 500 metri in progressione a 3’37”) per sciogliere le gambe a circa 26 ore dalla “Maratona S. Antonio” (partenza da Campodarsego alle 8:45, arrivo a Padova in Prato della Valle… prima possibile! Qui la descrizione del percorso, con anche il file PDF con i vari dettagli).
 
Doccia, colazione più abbondante del solito, qualche lettura (anche con Arianna!), poi il pranzo e nel primo pomeriggio si parte in macchina per arrivare con tutta calma in albergo.
Ecco il mio programma per domani. Tenendo conto…
…delle sedici settimane di preparazione…
…degli allenamenti dell’ultimo mese (così le quattro settimane: carico con gara, super carico, carico, scarico)…
…delle quattro gare-test affrontate nel periodo…
…della forma attuale (ultimi allenamenti) e soprattutto delle sensazioni (anche confrontandole con il pre-Torino 2011 e il pre-Pisa 2011)…
…delle previsioni meteo (per ora le condizioni non sembrano proibitive)…
…del commento di Valentina (“Te fa veramente impresiòn!”) vedendomi uscire dalla doccia (quantità di vene che segnano il corpo a livello Sly Stallone)…
…si parte per passare alla mezza a cavallo dell’ora e 14 minuti (a Pisa ero passato in 1h14’24” per poi concludere in 2h29’44”, con la seconda metà decisamente più impegnativa della prima causa vento e percorso, vedi il resoconto), proseguire così e finire con gli ultimi 5 km in modalità QCD (quel-che-da)!!!
 
Del resto, bisogna sempre guardare avanti… ;-)

Karhu Flow Fulcrum Ride

Dopo i due post sulle Karhu Fast3 Fulcrum Ride e sulle Karhu Forward3 Fulcrum Ride (qui invece quello iniziale con i dettagli dei singoli modelli), è arrivato il turno delle “Karhu Flow Fulcrum Ride”, scarpa neutra dichiaratamente veloce, con caratteristiche che la pongono a cavallo tra una A2 e una A1.

Le ho usate in queste tre sedute:

mercoledì 11 aprile, 22,5 km: Risc. 4,5 km, 4 x 3 km (3’26”) Rec. 1 km (3’45”), Def. 3 km.
Allenamento durissimo a undici giorni dalla Maratona di Padova, soprattutto per il “recupero” di 1 km a 3’45”;

domenica 15 aprile, 21 km: Risc. 4 km, Ritmo Maratona 14 km (3’32”), Def. 3km.
Test del ritmo maratona a una settimana dalla gara, il tutto reso più complicato dalla Bora e dalla pioggia nel finale della seduta;

mercoledì 18 aprile, 14 km: Risc. 4,5 km, 3 x 2 km (3’16”) Rec. 3′ corsetta, Def. 2 km.
Ultima seduta di richiamo a quattro giorni dalla maratona, l’importante era “lanciare le gambe” senza esagerare.

Ecco le mie impressioni:

1) sarò ripetitivo, ma le scarpe risultano sempre molto curate nei singoli dettagli (lacci, occhielli, cuciture…);
2) tomaia molto avvolgente, con una calzata giustamente più stretta rispetto alle “Fast3” e alle “Forward3”;
3) da fermi, si nota abbastanza il dislivello tacco/punta, ma la suola risulta più morbida delle “Forward3″;
4) in corsa, semplicemente uno spettacolo: durante il riscaldamento a ritmi anche lentissimi, si percepisce molto bene l’ammortizzazione sul tallone, ma quando si aumenta il ritmo, l’avanpiede molto scarico e reattivo favorisce una corsa in spinta, praticamente diventano delle vere e proprie scarpe da gara (nessun problema a spingerle anche sotto i 3’00” al km)!

Concludo dicendo semplicemente che saranno le scarpe che utilizzerò domenica alla maratona di Padova…

Karhu Forward3 Fulcrum Ride

Continua la fase di test dei vari modelli neutri della collezione Primavera-Estate 2012 inviatimi da “Karhu“.
Qui il post iniziale con la veloce descrizione, qui invece il primo post dedicato alle “Karhu Fast3 Fulcrum Ride“.

 

Quelle qui sopra sono invece le “Karhu Forward3 Fulcrum Ride” (la versione da donna è già disponibile online, quella da uomo mi dicono intorno ai primi di maggio, ne sono rimasti sprovvisti a causa di un boom di richieste!).
La cosa strana, che avevo già notato e trascritto nel primo post, è relativa al peso: le “Forward3” sono leggermente più pesanti delle “Fast3” (10 grammi sul mio numero, 10,5 US), ma dichiaratamente più veloci e performanti!
Le varie riviste specialistiche infatti le inseriscono nella categoria A2, mentre le “Fast3” le danno come A3.
Non avendo provato in precedenza né le “Forward”, né le “Forward2” (utilizzate invece con grande soddisfazione da un paio di compagni di squadra, qui il post a riguardo), non posso confrontarle con la versione precedente come fatto per le “Fast3” (avendo già utilizzato due paia di “Fast2”), però posso sempre tentare un confronto tra “Forward3” e “Fast3”.
Parto descrivendo i primi due allenamenti: dopo averle come sempre calzate un po’ di tempo in casa, sabato scorso le ho usate per una corsa di recupero molto tranquilla di 13,5 km e domenica per un lungo particolare (un altro “rischio calcolato”, come con le “Fast3”, vedi qui) di 25 km, ma con all’interno un’ora di variazioni di ritmo alternando per 20 volte 1 minuto forte (a 3’21” al km) a 2 minuti un po’ più tranquilli (a 4’06” al km).
Ecco le mie impressioni:
1) solita cura dei dettagli, ma questa non è una novità;
2) calzata molto confortevole, anche se risultano leggermente meno morbide delle “Fast3”;
3) suola più rigida delle “Fast3”, soprattutto nella zona a metà tra punta e tacco, col fulcro che funge quasi da trampolino: mettendosi con la parte centrale della scarpa in bilico su uno scalino, si sente proprio questa rigidità;
4) in corsa, più si aumenta il ritmo e più si avverte la reattività della scarpa;
5) a ritmi lenti, risultano meno “riposanti” delle “Fast3”.
Se le “Fast3″ sono un modello molto versatile, nel senso che, secondo me, vanno bene per ritmi dai 3’30” al km in su (per intenderci, tranquillamente anche a 6’00” al km!), le “Forward3″ le vedo per un utilizzo meno ampio: direi dai 3’15” in su, ma meno “in su” delle “Fast3”, in quanto a ritmi lenti risultano un po’ troppo secche e pertanto meno “riposanti”.
Del resto, una reattività del genere va sfruttata come si deve!
Come inserirò le due scarpe nelle varie sedute di allenamento?
Le “Fast3” per tutte le corse lente di recupero (quelle dove parto lentissimo e poi aumento leggermente nel finale, a sensazione), le corse lente (anche quelle in progressione) e i lunghissimi.
Le “Forward3” per i medi, le corse lente in forte progressione finale, gli interval training lunghi e i lunghi dove negli ultimi km cerco di andare al massimo.
In realtà, entrambe le scarpe potrebbero essere usate per gli stessi allenamenti, ma avendone a disposizione due… meglio sfruttarle al massimo per come sono state concepite!
La prossima scarpa che analizzerò sarà la “Karhu Flow Fulcrum Ride“, utilizzata per la prima volta mercoledì nell’ultimo allenamento veramente duro a undici giorni dalla Maratona di Padova.
Nel frattempo, le “Karhu Racer Fulcrum Ride Signature Edition“, col nuovo colore che riprende la bandiera finlandese, stanno per arrivare… :-D

Analisi di un lunghissimo 2

A Padova si arriva qui…

La Maratona di Padova si avvicina, venerdì (16 giorni dalla gara) ho corso l’ultimo lunghissimo.

Come già fatto in questo post, quale occasione migliore per confrontarlo con l’ultimo lunghissimo pre-maratona svolto appunto prima delle maratone di Torino e Pisa corse a fine 2011?

Maratona S. Antonio (Padova) 2012
22 aprile 2012: ?h??’??” (a ?’??” al km)

16 giorni prima
31 km totali a 4’02” con FC media 155: risc. 3 km, 20 km a 3’59” con FC media 155, progressione 6 km a 3’41” con FC media 172, def. 2 km

Pisa Marathon 2011

18 dicembre 2011: 2h29’44” (a 3’33” al km), Personal Best

2 domeniche prima
30 km totali a 4’12” con FC media 144: risc. 3 km, 15 km a 4’13” con FC media 139, 9 km a 3’37” con FC media 168, def. 3 km

13 novembre 2011: 2h30’34” (a 3’34” al km)

3 domeniche prima
35 km totali a 4’05” con FC media 140: 18 km a 4’25” con FC media 129, 15 km a 3’38” con FC media 156, def. 2 km

Chi ci capisce qualcosa???

A complicare il tutto, non solo tre lunghissimi nettamente diversi per impostazione e ritmi di corsa (oltre a gare e allenamenti dei giorni precedenti), ma anche percorsi diversi: l’ultimo senza particolari dislivelli (ma con la difficoltà psicologica di dover fare quattro inversioni a U e ripercorrere più volte la stessa strada per prendere chilometri), quelli precedenti con la leggera salita dall’8° km fino al giro di boa, e ovviamente la conseguente leggera discesa. Anche le condizioni climatiche erano diverse: correre col freddo è ovviamente diverso (i bpm sono più bassi!) dal farlo con 16° e l’umidità oltre il 90%…

Quello prima di Pisa tra l’altro serviva solo come piccolo “richiamo”, erano passate tre settimane dalla “Turin Marathon”, che come specificato all’inizio di questo post, è stata probabilmente assimilata come un ulteriore “lunghissimo”.

Aggiungo un ulteriore piccolo “indizio”, ovvero l’allenamento di stamattina, l’ultimo veramente tosto a undici giorni dalla maratona.
22,5km: risc. 4,5 km, 4 x 3 km (3’26”), Rec. 1 km (3’45”), Def. 3 km, per una media finale di 3’55” con FC media 155, nonostante 7,5 km tra riscaldamento e defaticamento…

Una cosa comunque la si capisce: mi piace sperimentare sempre qualcosa di diverso… ;-)

Aggiornamento del 13/04/2012: il post potrebbe risultare “fuorviante”, nei commenti ulteriori approfondimenti… ;-)

La Settimana Record: 138 km senza doppi!

Due record personali (ora di partenza per l’allenamento e chilometraggio) in una settimana, che siano di buon auspicio per Padova tra due domeniche? Non sono superstizioso, però il “Non c’è due senza tre” lo accetto di buon grado!

Il pettorale è già arrivato… bel numero!
Come specificato alla fine di questo post, quella appena conclusa era la settimana con il carico massimo di chilometri. 138 km in totale, che senza doppi allenamenti (mai fatti in vita mia) sono effettivamente parecchi (122 km il record precedente, ma solo un’altra volta ho raggiunto i 120).Queste le sedute delle varie giornate:

lunedì 2 aprile: 14 km: Corsa Lenta di Recupero.
Seduta tranquillissima dopo i 28 km del giorno prima (con in mezzo la gara tosta di 12,3 km). Gambe stranamente quasi a posto.
martedì 3 aprile: 16 km: Risc. 3 km, Corsa Lenta in leggera progressione (4’10”).
Seduta di “transizione” tra la gara e la mazzata prevista per mercoledì.
mercoledì 4 aprile: 24 km: Risc. 4 km, 2 x 6 km (3’38”) Rec. 1 km (4’16”), 4 km (3’41”), Def. 2 km.
Partenza alle 5:20 per riuscire a concludere l’allenamento alla solita ora, a rendere il tutto ancora più impegnativo un po’ di pioggia, quindi alta umidità. La parte più dura è stata quella psicologica: arrivare a 9 km da casa (non volevo proseguire oltre facendo la salita iniziale della Strada Costiera), fare inversione a U, ritornare verso casa e… dopo altri 3 km, nuova inversione a U per raggiungere il punto più lontano per la seconda volta!
La seduta prevedeva inizialmente 3 ripetizioni da 6 km, ma al 2° km dell’ultima, gli spazzini sul marciapiede, il cavalcavia con la successiva salitina e una macchina che per girare mi ha quasi costretto a fermarmi, con la conseguente media al km schizzata in alto, mi hanno spronato a farne solo altri 2 ma “veramente forti”: la sensazione di vomito e di mancamento alla pressione del “LAP” dei 4 km è indicativa di quanto “forte”…
giovedì 5 aprile: 14,5 km: Corsa Lenta di Recupero.
Ero partito con l’intenzione di fare meno km, ma mi son trovato praticamente a fare da guida turistica a un podista ospite, quindi i chilometri alla fine sono arrivati da soli.
venerdì 6 aprile: 31 km: Risc. 3 km, Corsa Lenta 20 km (3’59”), Progressione 6 km (3’41”), Def. 2 km.
Del record ho già scritto, un ottimo allenamento, ci dedicherò un post a breve.
sabato 7 aprile: 13,5 km: Corsa Lenta di Recupero.
Ora inizio veramente a spaventarmi: gambe non dico “fresche”, ma sicuramente non come il solito giorno post-lunghissimo.
domenica 8 aprile: 25 km: Risc. 6 km, 20 x 1′ forte (3’21”) – 2′ piano (4’06”), Def. 3,3km.
Nonostante la Bora e la pioggia a tratti fastidiosa, un’altra seduta lunga, con un’ora di variazioni di ritmo, in buona progressione finale.Ricapitolando, 138 km in 7 sedute per quasi 10 ore di corsa, media totale 4’18”, compresi 23 km tra riscaldamento e defaticamento e 3 sedute di corsa di recupero a sensazione (quindi altri 42 km senza guardare il GPS), proprio niente male!

Concludo con una considerazione e un suggerimento che esulano dal mondo della corsa: ho la casa piena di uova di cioccolato!!!
Purtroppo, da quando ho scoperto quello al 100%, anche un fondente all’85% mi sembra troppo dolce, quindi le uova non mi attirano per niente.
Sono decisamente preoccupato per Valentina… ;-)

Ecco quindi il suggerimento, ovvero una ricetta per i kg di cioccolato (solo per quello fondente, il perché lo spiego qualche riga più sotto) che vi ritroverete a casa, da offrire agli ospiti o anche a voi stessi… occhio perché è molto facile esagerare, la consistenza soffice rende il tutto molto più appetibile, ma le calorie sono le stesse!!!

MOUSSE DI SOLO CIOCCOLATO FONDENTE

Premessa: la mousse piacerà a tutti gli amanti del cioccolato fondente, ma verrà apprezzata VERAMENTE solo da chi si diletta un po’ in cucina!
Infatti, la difficoltà è far montare il cioccolato senza aggiungerci NULLA (niente latte, panna o uova).
Ovviamente, farlo col cioccolato al latte (o peggio con quello bianco) non ha senso, tanto vale aggiungerci la panna e montare…

Il segreto è calcolare i grammi di acqua da aggiungere in base alla quantità di grassi totale con questa formuletta:

grammi di acqua = grammi di grasso x 2,94

Per esempio, con 200 g di cioccolato fondente, con per esempio (bisogna guardare la tabella nutrizionale sulla confezione!) 38 g di grassi ogni 100 g, la formula è:

38 g di grassi x 2 (sono 200 grammi di cioccolato!) x 2,94 = 223 g di acqua

Potete usare qualsiasi cioccolato fondente, ma ovviamente più la percentuale di cacao è alta, meglio è: si sentirà meno lo zucchero e di più il cioccolato…

Procedimento:

1) mettere il cioccolato in un pentolino antiaderente e scioglierlo a fuoco bassissimo, toglierlo dal fuoco, aggiungerci l’esatta quantità di acqua a temperatura ambiente, mescolare bene;
2) quando il tutto è ben emulsionato, versare la miscela in una baccinella metallica (no di plastica o vetro perché ovviamente non si raffredda come il metallo!), inserita da qualche tempo in un contenitore pieno di ghiaccio;
3) montare con le fruste elettriche o per i più coraggiosi a mano;
4) mangiare!

Si può fare con qualsiasi cosa abbastanza grassa e scioglibile, per esempio gorgonzola (risultato spettacolare), brie ecc.

Per il cioccolato, si può provare a sostituire l’acqua con caffé leggero (all’americana, oppure normale caffé un po’ annacquato) o vari succhi di frutta filtrati e allungati sempre con acqua (per esempio arancia, menta ecc.). La formula rimane la stessa.

La ricetta è estratta e schematizzata da questo post (è il blog di un chimico che si diletta in cucina, ci trovate altre chicche oltre a tanti falsi miti smontati):

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/06/06/le-ricette-scientifiche-il-cioccolato-chantilly/

Qui mica si corre e basta eh… comunque, come si dice dalle mie parti…

BONI OVI A TUTTI!!!

Karhu Fast3 Fulcrum Ride

Riprendo da dove avevo lasciato questo post, ovvero le primissime impressioni con le “Karhu Fast3 Fulcrum Ride“.
Avendo già utilizzato due paia della versione precedente (“Karhu Fast2 Fulcrum Ride”, queste e queste, con le seconde ci corro ancora), risulta semplice partire subito con un confronto.
Evoluzione della specie… da Fast2 a Fast3!
Innanzitutto, con la nuova versione hanno deciso di modificare la destinazione d’utilizzo: mentre le “Fast2” erano delle A2 utilizzabili anche come A3, le “Fast3” partono come A3 (le più protettive della gamma “Karhu” per le Neutre), ma come spiegherò più sotto, sono utilizzabili tranquillamente come A2! Gli 8 grammi in più delle “Fast2” (sul mio numero, 10,5 US) ovviamente non si sentono nemmeno (298 contro 306 grammi).
Ribadisco i soliti concetti: grande cura dei dettagli, tomaia morbida e priva di cuciture, avanpiede scarico e sensazione di leggerezza.
Mercoledì le ho tenute in giro per casa, giovedì l’esordio per 14,5 km tranquilli di scarico e venerdì per il lunghissimo di 31 km. Lo so, è una cosa che non andrebbe MAI fatta (nel senso che prima di farci un allenamento così lungo, bisognerebbe testarle per qualche uscita), ma giovedì mi son trovato talmente bene che mi son sentito di rischiare.
Ecco quindi le mie impressioni sulle “Fast3”, paragonate principalmente con le “Fast2”:
1) tomaia meno imbottita ma ugualmente morbida, decisamente più fasciante, calzano come un guanto;
2) lacci più sottili e morbidi;
3) linguetta migliorata, senza le due fasce laterali (dopo tanti km iniziavano ad accartocciarsi), la calzata risulta ancora più confortevole;
4) da fermo, la sensazione di “caduta in avanti” è ancora più accentuata;
5) ammortizzazione e sensazione di morbidezza maggiore, ma all’aumentare della velocità con il conseguente spostamento del baricentro in avanti, l’avanpiede scarico favorisce la progressione di ritmo (ieri ho concluso con gli ultimi km intorno a 3’30”,  e nel finale anche più veloce), come con le “Fast2”.
Chi dire quindi? Se le “Fast2” sono delle super scarpe, le “Fast3” sono state ulteriormente migliorate!
Confermo quanto scritto tempo fa: utilizzabili tranquillamente dai 3’30” al km in su, per arrivare sicuramente più su delle “Fast2”, grazie all’ammortizzazione maggiore, che a ritmi lenti rende la corsa sicuramente più confortevole!
Ebbbrava Karhu!
Qui trovate tutti i post relativi alle “Fast2”.

“Basovizza e dintorni 2012” (AKA “2° Trofeo No Stop Viaggi”), ho vinto io o ha vinto il vento?

– Correre da due settimane (come sempre al mattino, finendo intorno alle 7:00) in abbigliamento primaverile, dopo uno degli inverni peggiori da quando corro (ma anche da molto prima)…
BELLISSIMO!
– Dare per scontato che ormai guanti, berretti, calze lunghe, pantaloni lunghi e maglie pesanti non si useranno più e fare il famoso scambio-scatole (abbiamo la cabina armadio)…
MAGNIFICO!
– Arrivare a Basovizza alle 8:00 e scoprire che ci sono 7° con una Bora pazzesca che rende la temperatura percepita di poco sopra lo zero, e rendersi conto che:
1) niente guanti e berretto per uscire dalla macchina per fare riscaldamento…
2) per la gara (di solito mi porto diverse opzioni per ogni evenienza), solo calzino cortissimo, pantaloncini svolazzanti e canottieria…
NON HA PREZZO!!!
A parte questo piccolo “dettaglio” iniziale, la mia domenica agonistica è andata più o meno come programmato (vedi post precedente): 5 km di riscaldamento (senza guanti ho perso l’uso delle mani già dopo il primo km, con gravi difficoltà nell’effettuare il cambio scarpe con quelle da gara, e gravissime difficolta per legare i lacci!), 12,3 km di gara (di solito in gara il freddo non lo si sente, stavolta l’ho sentito dall’inizio alla fine!), 10,7 km di “defaticamento” per portare il totale della giornata a 28 km (la Maratona di Padova è sempre più vicina!).
Gara condotta davanti dal primo all’ultimo metro.

Partenza “di squadra”

Avvio molto veloce con i compagni di squadra Andrea, Simone e Rocco subito dietro (finiranno rispettivamente 5°, 2° e 3°, il poker sarà per la prossima!), primi tre km con leggeri saliscendi mi vedono lanciarmi in diversi strappi in stile ciclistico per saggiare la gamba che risponde molto bene (passaggi sotto i 3’10” al 1° km, intorno a 6’30” al 2° km e 10′ al 3°, all’inizio della salita).

La prima discesa

Alla fine della prima salita (60 metri di dislivello in circa un chilometro e mezzo inizialmente molto dolce ma con una bella rampa finale, resa ancora più dura dalle raffiche contrarie di Bora!) mi ritrovo da solo con Simone, giù in discesa a tutta spesso sotto i 3’00” al km, poi secondo giro più o meno regolare fino alla salita, a metà della quale resto da solo guadagnando una trentina di metri che incremento piano piano anche in discesa.

Quando manca poco più di un chilometro e mezzo all’arrivo mi accorgo che ormai il tempo del 2010 non è più raggiungibile e visto che il vantaggio è consistente, decido di amministrare senza tirarmi il collo oltre il necessario.

All’arrivo si festeggia!

Tempo finale di 42’39” (qui il GPS della mia gara, qui la classifica completa), 1’18” secondi più lento del 2010, ma con un vento del genere (oltre al freddo!) risulta veramente inutile confrontare i due dati.

Nonostante la gara (e la maratonina di domenica scorsa), ho caricato abbastanza con 108 km totali (7 sedute in 7 giorni), quella che inizia domani sarà la settimana decisiva per Padova: forte carico chilometrico con l’ultimo lunghissimo nel fine settimana, poi da quella dopo si inizia a scaricare…Concludo con l’ottima prestazione in cucina (e a tavola) di Chef Pitteri: pizza tutta fatta in casa con impasto metà farina di Kamut e metà integrale farcita con (in quest’ordine) salsa di pomodoro, mezza melanzana, due zucchine, abbondante basilico fresco, due pomodori, funghi, ricotta, qualche fetta di provola affumicata e a fine cottura dello speck… direi che il glicogeno consumato dai 28 km odierni è stato decisamente ripristinato!!!

Domenica 1° aprile a Basovizza, Pitteri 2012 vs. Pitteri 2010

L’arrivo del 2010
Domenica correrò una delle mie gare preferite qui a Trieste, la “Basovizza e dintorni” (ora ribattezzata “Trofeo No Stop Viaggi“).
12,3 km con una lunga salita (si sale di quasi 50 metri in poco più di 1 km) e una lunga discesa da ripetere due volte.
Il percorso è rimasto invariato negli anni e avendo sempre partecipato alla gara dal 2007, è un ottimo riferimento per verificare i miglioramenti nel tempo, oltre allo stato di forma attuale.
Questi i miei risultati:
– 2007: 45’19” (3’41” al km, 5° assoluto, il vincitore ha concluso in 43’56”);
– 2008: 43’21” (3’31” al km, 2° assoluto, il vincitore ha concluso in 42’03”);
– 2009: 41’46” (3’23” al km, 2° assoluto, il vincitore ha concluso in 40’29”);
– 2010: 41’21” (3’21” al km, 1° assoluto);
– 2011 (avevo ripreso a correre da neanche due settimane dopo l’ennesimo stop): 44’30” (3’37” al km, 5° assoluto, il vincitore ha concluso in 42’26”).
Partirò quindi con il 41’21” del 2010 nel mirino.
L’obiettivo principale però rimane la maratona di Padova, quindi farò un bel riscaldamento lungo di almeno 5 km e alla fine l’idea è quella di proseguire per almeno altri 10 km a un ritmo allegro…
Qui c’è il GPS del 2010, la rampa alla fine della lunga salita è bella tosta… e in discesa si va veramente forte (guardate il “Riproduttore” cliccando su play, ovviamente dopo aver cliccato in alto a destra su “Visualizza in metrico”)!!!

“Ferrara Half Marathon”, sensazioni ok, crono un po’ meno…

… però pensando a Padova (tra quattro domeniche) in ottica maratona, forse è meglio così!

In premiazione con una valletta d’eccezione!

 

Gara veramente anomala: sensazioni super dall’inizio alla fine, ultimo km in forte progressione… se non avessi visto il crono finale, avrei detto almeno 1h11”, invece… 1h12’58” (9° assoluto, 2° di categoria M35, qui la classifica completa, qui il GPS della gara), praticamente lo stesso tempo di due settimane fa, ma con l’impressione di esser andato molto più forte con molta meno fatica!
A differenza di Pieve di Cento, dove avevo corso sempre “in compagnia”, stavolta ho gestito la gara in solitaria.
Allo start i cinque kenioti sono partiti a ritmi sotto i 3′ al km, seguiti da un ex nazionale italiano.
Dietro, un gruppetto di altri sette atleti, da subito a ritmi abbondantemente sotto i 3’20” al km, decisamente troppo veloce, soprattutto in avvio.
Quindi mi sono trovato già dal primo km a correre da solo.
Ben presto però il gruppo davanti ha iniziato a “perdere pezzi”: intorno al 5° km raggiungevo un atleta (che poi al 10° km mi confessava di avere un personale di 1h14′: si è staccato intorno al 18° km… al traguardo mi ha ringraziato per il contributo al proprio nuovo personal best!), al 7° un atleta si fermava, intorno al 14° ne passavo altri due, poi al 17° un altro… ne rimanevano due ma erano troppo avanti (alla fine circa un minuto e mezzo).
Sicuramente da questo punto di vista ho speso di più rispetto a due settimane fa: correre in gruppo alternando tratti davanti a tirare ad altri dove ci si fa semplicemente “portare”, è diverso dal dover amministrare in autonomia il ritmo per tutti i 21,1 km, anche dal punto di vista mentale per quanto riguarda la gestione dello sforzo.
Però le sensazioni erano nettamente migliori, mi sentivo sempre bene in spinta e non ho mai avvertito alcun tipo di disagio.
Questi i parziali presi manualmente ogni 5 km: 17’12”, 17’11”, 17’26”, 17’22”, 3’45” gli ultimi 1.097 metri. Sempre molto regolare quindi, tranne l’ultimo km e cento metri dove son riuscito a correre sotto i 3’20” di media.
Comunque, un altro fantastico fine settimana: sabato una bella passeggiata a Ferrara con Arianna e Valentina, assieme al compagno di squadra Andrea (1h17′ nonostante il mal di schiena), Silvia e Nicola (quasi coetaneo di Arianna).
Poi domenica appuntamento con gli amici bolognesi: Maggie (altro PB per lei che stavolta le è costato caro, a giudicare dai litri di birra consumati a pranzo! Ma ci rifaremo…), Giggi (1h18′ dopo i 120 km di bici di ieri!), il piccolo Simone, Katia (stavolta solo in veste di coach) e Giordano (è diventato da subito grande amico di Arianna!), Federica (andrà meglio la prossima!) e Sandro (in premiazione di categoria anche se ha affrontato la gara come un allenamento).
La mitica “salama da sugo”
Gran pranzo post gara qui: taglieri di salumi e formaggi accompagnati da piadine miste, cappellacci alla zucca col ragù e la mitica salama da sugo col puré, un alimento quasi “dinamico”: mi sta chiedendo “ACQUAAA” da oltre dieci ore, spero non sia una specie di Alien!
Comunque a tavola siamo veramente da record del mondo…

A questo punto restano quattro settimane per presentarsi a Padova col coltello tra i denti: domenica prossima una delle mie gare preferite qui a Trieste, la “Basovizza e dintorni“, percorso di 12,3 km con una lunga salita (e una lunga discesa!) da affrontare due volte, poi una settimana di super carico con l’ultimo lunghissimo, per arrivare alla ultime due settimane dove si inizia a scaricare.
Essendo a fine aprile, spero solo non faccia troppo caldo…