Correre in Africa è sicuro?



Correre in Africa è sicuro? nell’articolo di Cesare Picco, lo psicologo racconta i principali accorgimenti e suggerimenti per poterlo fare in maniera affidabile e senza pericoli.

Premessa

Nell’articolo di oggi non parlerò di psicologia o tematiche affini, mi dedicherò invece al tema principe per un Runner  nel mese di Agosto: le vacanze. Pochi giorni fa l’amico Enrico Pacini, curatore del bellissimo sito L’Isola di Corsa, mi ha chiesto alcuni suggerimenti da girare ad un’amica Runner per una vacanza in Madagascar in cui la corsa avesse uno spazio, ma senza incorrere in possibili rischi.

Unire il relax vacanziero alle scarpette da corsa su suolo italico è ormai “senza pensieri” grazie al supporto fornitoci dal sito Bed&Runfast di Claudio Bagnasco, se ci trovassimo invece in giro tra i paesi europei maggiore sarebbe l’impegno organizzativo richiesto ma non incorreremmo in particolari difficoltà. Discorso affine varrebbe per le nazioni Nord Americane. Il discorso si complica notevolmente per Sud America, Oceania, Asia e soprattutto per l’Africa, in particolare se equatoriale e tropicale.

Quando faccio accenno a problematiche non mi riferisco a possibili difficoltà nel trovare panorami da sogno in cui immergerci nelle nostre corse, quanto piuttosto a rischi connessi alla sicurezza personale, all’incolumità e a livello sanitario.

Quando viaggiamo nell’Africa Centrale, uscendo dai circuiti turistici, e non soggiorniamo in villaggi dall’atmosfera occidentale, esiste una regola fondamentale che va memorizzata a menadito: in Africa un piccolo problema può diventare un grande problema. Non scherzo, un piccolo problema, può diventare enorme.

Correre in Africa: una guida per il Runner Africano

I consigli e i moniti che di seguito presenterò appartengono alla mia esperienza personale di missionario, uomo curioso, e viaggiatore zaino in spalla. Non hanno la pretesa di essere definitivi, ma penso possano essere una guida base per il turista alle prime armi nei paesi africani.

1) Hai la pelle bianca = sei ricco

Parliamo di cifre. Lo stipendio medio in Madagascar è di 40 euro al mese, in Cameron di 60. Un turista che sbarca all’aeroporto, vista la difficoltà nel trovare banche da cui prelevare, spesso tiene nelle sue tasche molti contanti.

Riflettiamo: se un turista ha con sé 1000 euro, questi equivalgono a circa a 25 mensilità in Madagascar (25*40=1000). Per principio di equivalenza, se lo stipendio medio italiano fosse di 1000 euro, avere 25 mensilità significherebbe atterrare all’aeroporto con 25.000 euro.

Voi correreste con leggerezza sapendo che le persone intorno a voi sanno che spesso viaggiate con 25.000 euro in tasca? Io no. Discorso identico vale per cellulari, smart-watch e simili. Se il vostro cellulare è costato 500 euro, questo vale un anno di lavoro malgascio (12*40=500).

2) In Africa un piccolo problema può diventare un grande problema

Se vi trovaste in Val D’Aosta e decideste di correre su un sentiero di montagna e sfortunatamente cadeste e vi fratturaste un dito della mano basterebbe andare all’ospedale più vicino ed affidarsi al medico per una fasciatura o un’ingessatura. La probabilità che questo evento capiti è decisamente bassa, ma non nulla. Anche in tale sfortunata eventualità però sarebbe possibile trovare una sicura soluzione.

Così non sarebbe se vi trovaste in Africa Centrale. Molti ospedali, che ho avuto il piacere di visitare, non hanno standard igienici adeguati e non sempre le fratture ossee vengono trattate nel giusto modo (così almeno in Madagascar e così credo in molti paesi africani). Non prendete quindi inutili rischi.

3) Non si corre dopo il tramonto

Nel mio modo di concepire l’essere umano ognuno di noi, indipendentemente da colore della pelle, credo religioso, usi e abitudini, ha una parte oscura e una luminosa.

A volte queste due facce si alternano al succedersi del giorno e della notte. Pensate, in adolescenza, alle tranquille giornate trascorse con i vostri genitori e le notti pazze con gli amici. Pensate al Dr. Jekyll (giorno) e a Mr Hyde (notte) di Stevenson.

Questo alternasi di buio e luce è particolarmente evidente in Africa. Ho incontrato quasi sempre persone gentili e affabili nelle ore diurne, come mi è anche capitato di sentire più volte qualcuno camminare sul tetto della mia abitazione nel tentativo di entrare.

Il sole nei paesi equatoriali cala alle 18 circa. Io mai mi sognerei di correre dopo quest’ora. Meglio organizzarsi e predisporsi per correre all’alba (alle 6.00 le città sono spesso già attivissime).

4) Attenzione se corri in zone difficilmente raggiungibili con i mezzi di trasporto

Alcuni dei luoghi che ho avuto la fortuna di visitare in Africa si raggiungono via mare o solo dopo molte ore di macchina. In casi come questi ospedali, medici e soccorsi tarderebbero ad arrivare, oltre ad essere difficilmente contattabili. Considerate inoltre come le strutture di cura di piccole città siano spesso senza risorse economiche ed i medici al loro interno non siano propriamente aggiornati.

Quindi, anche se vi trovate in un piccolo paradiso terrestre secondo me è meglio tenere a freno la voglia di correre. Non dico non sia del tutto possibile, ma l’attenzione deve essere più alta del solito.

5) Studia il luogo dove risiedi prima di correre

Un consiglio che mi sento di proporre è di evitare di correre il primo giorno, o almeno le prime ore, in cui si arriva in una nuova località. Inizialmente muoversi per le vie in macchina può fornire un’idea sul livello di sicurezza e sulle effettive possibilità di allacciare le scarpette.

6) Corri quando le condizioni lo permettono, non quando vuoi

Potrebbero esserci momenti in cui avrai molta voglia di correre e molto tempo per farlo, ma sia meglio tenere a bada questa spinta.

Vi racconto un’esperienza personale. Mi trovavo in un minuscolo villaggio in Madagascar sull’oceano, ero completamente solo, avevo con me 2 libri ma essendo a fine vacanza li avevo già terminati. L’unica attività possibile era contemplare l’oceano e dormire (l’acqua era troppo mossa per fare il bagno). Correre sarebbe stata la soluzione. Mi trovavo in un paradiso e non avevo nulla da fare.

Però… per raggiungere questo villaggio avevo trascorso due ore su un fuoristrada, che non sarebbe tornato prima di 48 ore, mezzi alternativi per tornare alla civiltà c’erano ma avrebbero richiesto 6 ore di tragitto. Cosa sarebbe accaduto se mi fossi fatto malauguratamente male? Ho scelto di assaporare la noia e di non correre, seppure la probabilità di infortunarmi fosse ridottissima.

7) Attenzione alle capitali!

Il processo migratorio dalle campagne alle città è tuttora molto vivo nelle nazioni africane. Questo rende le metropoli posti affollati, caotici, con un altissimo tasso di povertà e disoccupazione e quindi un alto livello di rischio per i ricchi turisti bianchi.

Vi suggerirei di correre nelle capitali solo dopo esservi assicurati che la zona prescelta sia estremamente sicura, altrimenti potrete intercettare con facilità una palestra in cui troverete un Tapis Roulant.

8) Imparate alcune basilari forme di saluto nella lingua locale

L’apparire come un turista spaesato aumenta notevolmente la probabilità di diventare un obiettivo per ladri e truffatori. Consiglio di imparare alcune forme linguistiche per intrattenere una conversazione basilare e di salutare le persone per la strada (es: ciao, come stai? Bella giornata oggi).

Questo sicuramente vi renderà più simpatici ai passanti e sicuramente un po’ meno turisti.

Conclusioni

Correre in Africa può essere un’esperienza pacificante e profondamente emozionante. Respirare aria incontaminata, godere di panorami da sogno con colori vividi e accesi, ascoltare il silenzio o il rumore della natura sono esperienze rare, difficilmente sperimentabili in occidente in maniera così piena.

Sperimentare questo piacere richiede però delle attenzioni, per evitare che situazioni paradisiache si trasformino in rebus difficilmente risolvibili.

In ogni caso, buone corse ovunque tu abbia scelto di trascorrere le tue vacanze.






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