“Karhu Fast2 Fulcrum Ride”, il matrimonio s’ha da fare…



Altre quattro uscite-fotocopia con le scarpe che ho la fortuna di testare per conto della “Karhu”: sempre 14 km a uscita, sempre sullo stesso percorso (due volte in un senso, qui e qui, due volte nell’altro, qui e qui) con, neanche a farlo apposta, praticamente la stessa media di percorrenza al km, nonostante la volontà di correre a sensazione senza mai guardare il GPS.
Partenza lenta con i primi minuti di riscaldamento, poi ritmo via via sempre più veloce verso la fine della seduta, ma senza mai esagerare…
Costante di queste quattro uscite, oltre al gran caldo (solita partenza intorno alle 6 del mattino, però temperatura già sui 27 gradi e umidità sempre abbastanza alta), le ottime sensazioni ai piedi: dopo oltre 120 km la fase di adattamento (il piede alla scarpa e/o la scarpa al piede) è praticamente archiviata.
Confermo quindi quanto scritto nei precedenti post: tomaia morbidissima e avvolgente, suola con una risposta che diventa via via sempre più elastica quanto più si aumenta la velocità, ammortizzazione non eccessiva che non ostacola quindi la sensibilità e il lavoro dei piedi.
Del resto, la tendenza dell’ultimo periodo vede quasi tutti i produttori indirizzati verso una riscoperta della corsa “naturale”, dopo tanti (forse troppi…) anni passati a inseguire l’ammortizzazione a tutti i costi.
Dalla prossima settimana riprendo a correre con regolarità, una piccola fase di costruzione aerobica di circa 5 o 6 settimane.
Mi verrebbe da dire “finalmente”: per assurdo, in queste ultime 3 settimane, nei giorni di “stacco” mi sentivo nettamente più stanco rispetto a quelli con la solita uscita di corsa.
Sarà che ormai il “rituale” sveglia-caffé-stretching-allenamento-doccia-colazione-lavoro è talmente consolidato che togliendo un anello, la catena…

Modello recensito: Karhu Fast2 Fulcrum Ride
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