Turin Marathon 2011, Personal Best sgretolato…



… ma già si pensa al 2012!
La soddisfazione è tanta, ma i miglioramenti possono essere ancora sostanziosi, quindi… mai molàr (traduzione per i non triestini: non dormire sugli allori)!
Inizio con la parte numerica: qui il GPS con la gara, qui e qui la classifica (mi trovate in entrambe a pagina 2).
Tempo finale:
2h30’34” (media di 3’34” al km)
Passaggi:
10 km in 35’23” (media di 3’32” al km);
mezza in 1h15’15” (media di 3’33” al km, media frazione 3’35”);
30 km in 1h47’44” (media 3’35” al km, media frazione 3’38”);
arrivo in 2h30’34” (media 3’34” al km, media frazione 3’30”).
32° assoluto (29° maschio), 2° categoria M35.
Mi sono dato due giorni di tempo per cercare di analizzare con calma la gara, rivivere con maggiore distacco le emozioni ed elaborare il tutto.
Riprendo il discorso iniziato in questo post, partendo quindi da venerdì mattina col resoconto del fine settimana.
Venerdì 11: solita sveglia pre-sveglia intorno alle 5:00 (scarse…), niente corsa, quindi posso dedicare più tempo allo stretching. Quasi 40 minuti cercando di rilassarmi il più possibile, poi una ricca colazione (iniziato il leggero carbo loading), doccia, lavoro, pranzo (pasta e insalatona), ritrovo con i compagni di squadra, partenza e arrivo a Torino in albergo, poi a cena (pasta) e a nanna quasi alle 24:00, per come sono abituato è notte fonda!
Sabato 12: apro gli occhi ben prima delle 5:00, mi faccio violenza un paio di volte e rimango a letto fino alle 5:15, poi mi alzo, solito stretching, aspetto che il mio compagno di stanza si svegli (anche lui abituato a correre sempre e solo prima dell’alba), ci vestiamo e usciamo per 6 km in leggera progressione, con alla fine cinque allunghi sciogligambe. Le sensazioni sono ottime: gambe leggere, reattive e voglia di correre ai massimi livelli. Lo scarico degli ultimi giorni mi ha decisamente fatto bene! Si torna in camera, doccia, colazione, poi a piedi (1 km) fino in piazza Castello all’Expo Run a ritirare il pettorale, veloce giro tra gli stand, piccola sessione di shopping gastronomico (Guido Gobino per i giandujotti, Eataly per i vini), passaggio alla Mole, con in mezzo un paio di soste per riposare le gambe e gustarsi una bevanda calda in completo relax. Poi pranzo (ancora pasta) e ritorno in albergo, un po’ di musica, letture varie, Internet e presto arriva l’ora di cena (pasta per l’ultima volta, poi basta per almeno una settimana!). Breve passeggiata, si sale in camera e si spegne la luce entro le 23:00. Nessun problema a prendere sonno: le sole 5 ore della notte prima e l’aver resistito alla palpebra calante nel pomeriggio mi portano a un cedimento praticamente istantaneo.
Domenica 13, it’s Race Time!
Occhi aperti alle 4:30 (sveglia, questa sconosciuta…), rimango a letto ancora un po’, poi una colazione leggera (in camera), stretching, doccia, un po’ di Internet, la tv in sottofondo, vestizione con scelta della calza lunga (giravo per la camera con la “Compressport” sul piede destro e la “CEPSocks” sul sinistro, alla fine ho optato per le “CEP”), valutazione climatica su utilizzo manicotti e guanti (bocciati entrambi), poi intorno alle 8:00 esco e raggiungo la zona di partenza per iniziare a vivere l’atmosfera pre-gara. Breve riscaldamento seguendo i kenioti (più lenti di 6’30” al km!) su un percorso circolare, qualche allungo, via i vestiti usa e getta, infine ingresso in griglia 5 minuti prima della partenza grazie al pettorale basso fornito dall’organizzazione. Ultimi attimi prima della partenza dove cerco di liberare la mente e concentrarmi sul percorso: regolare il più possibile fino al 23° km, poi a sensazione lungo la salita dal 23° al 28° km, ripresa del ritmo fino al 30° km, progressione finale sfruttando la leggera discesa fino all’arrivo.
Partenza!!!
Allo sparo la mia preoccupazione principale è quella di NON farmi calpestare come a Berlino 2010 (spaventoso pestone al piede sinistro che mi ha azzoppato per tutta la maratona!), quindi parto subito forte con i gomiti larghi per trovare un corridoio e procedere tranquillo.
I primi 2 km sono in discesa, inutile guardare i passaggi, l’importante è correre rilassati senza esagerare. Già al 3° km riesco a mettermi al ritmo corretto (3’32”), si sono già formati alcuni gruppetti davanti, io procedo assieme a un altro: il fiato va benissimo, le gambe si muovono leggere, unico fastidio il freddo alle mani (forse era meglio partire con i guanti vecchi e buttarli dopo qualche km). Vengo raggiunto dalla prima donna intorno al 6° km, sto con lei un po’ ma procede a strappi, quindi preferisco continuare col mio passo.
Intorno all’8° km vengo raggiunto da un gruppo enorme: tante donne tirate da un uomo (che in realtà faceva da lepre a un’unica atleta) e almeno altri quattro atleti. Corrono abbastanza regolari a 3’33”, quindi decido di accodarmi e procedere con loro. Si continua così fino al 17° km, quando iniziamo a superare atleti partiti troppo forte che provano ad accodarsi cedendo poco dopo. Al 19° km prendo il primo gel, passiamo alla mezza in 1h15’15”, la fatica c’è ma è ampiamente gestibile. Ripensare alle due maratonine corse con temperature proibitive a settembre e ottobre rispettivamente in 1h18’59” e 1h16’19” mi stampa sul viso un sorriso da ebete che mi dura per qualche decina di metri…
Dal 23° km inizia la parte più impegnativa, quasi 80 metri di dislivello in 5 km, con il punto peggiore negli ultimi 2 km, dove si sale di 40 metri! Decido quindi di concentrarmi sul mio passo, evitando condizionamenti esterni (passaggi al km o allunghi di altri atleti). Infatti in questi 5 km succede di tutto.
Da un gruppo compatto di una quindicina di atleti, in breve ci troviamo spezzati in vari tronconi: davanti un gruppo di 3 atlete, più indietro restiamo in 4, dietro ancora iniziano a perdere terreno in tanti. Alla fine della salita raggiungiamo un atleta, mi affianco e scopro essere il grandissimo Giorgio Calcaterra! Da come respira si capisce che è parecchio affaticato (è reduce da NY di sette giorni fa conclusa in 2h27′, vabbé che è abituato, però…), infatti lo passiamo in discesa.
Pian piano, grazie anche ad alcuni tratti dove la discesa è leggermente più ripida, il ritmo aumenta, stabilizzandosi ben presto sotto i 3’30”. Si inizia a correre meno regolari, procedendo un po’ a strappi per cercare di raggiungere il gruppetto davanti e di staccare quelli dietro. Al 31° km prendo il secondo gel.
Davanti ormai il gruppetto con 5 donne e 1 uomo ha un vantaggio di 300 metri, io rimango solo con un’altra donna e la sua lepre, dietro non si sente più nessuno. La vera maratona inizia ora, a 10 km dalla fine.
Decido di aumentare il passo, a un certo punto mi accorgo che la lepre non c’è più, è rimasta solo la donna. A un cavalcavia la sento gridarmi, tra un affanno e l’altro “… wait… togheter…”, le dico ok e le faccio un cenno con la mano, ma si capisce che non ce la fa più e alla successiva discesa rimango completamente solo.
Mi accorgo che davanti il gruppetto si sta poco a poco sfilando. Siamo ormai al 37° km, procedo sempre intorno a 3’30”, provo ad aumentare ancora un po’.
Raggiungo e supero la 5a donna, poi la 4a, ormai mancano meno di 2 km.
Ogni tanto butto l’occhio al GPS, leggere una velocità istantanea (presa col campionamento ogni secondo) sotto i 3’10” fa davvero impressione.
Ormai non mi sembra nemmeno di fare fatica, mi trovo in quella specie di limbo dove le gambe vanno da sole, il respiro non si sente nemmeno, qualcuno la chiama “Corsa Zen”…
Curva a sinistra e lunghissimo rettilineo finale pieno di gente. Sento lo speaker annunciare l’arrivo della 2a e della 3a donna con un 2h30’… butto un occhio al tabellone con il tempo, sono sotto le 2h30’40”, non è il muro ma poco ci manca, quindi braccia al cielo e grande soddisfazione!!!
Mi danno da bere, un utilissimo telo argentato contro il freddo (branzino style!), un asciugamano, tolgo il chip dalla scarpa, giro l’angolo e mi incammino verso l’albergo per la doccia.
Arrivo in camera, accendo il cellulare che quasi va in tilt: tra sms, chiamate perse, e-mail, notifiche di “Facebook”, citazioni e messaggi di “Twitter”, ci metto venti minuti solo per leggere tutto!!!
Poi la meritata doccia, i complimenti al mio compagno di stanza per il suo esordio in maratona sotto le 2 ore e 40 minuti, l’attesa per l’arrivo degli altri, infine nuovamente verso piazza Castello per le premiazioni.
Non abbiamo tempo per un pranzo come si deve, quindi mi arrangio con: 2 focacce col pomodoro, 1 panino con filetto di cinghiale e bufala, 1 panino caldo con formaggio tipico piemontese e, per finire in bellezza, 1 coppetta Maxi di gelato da GROM con l’immancabile aggiunta di panna (“Zabaione” e il gusto del mese, ovvero “Meringata ai marrons glacés”, spettacolare!)… quando ce vò, ce vò!!!
Arriviamo a Trieste alle 23:00, alla fine di una giornata che per emozioni vissute ne vale almeno dieci…
Ho corso con le “Karhu Racer Fulcrum Ride” (qui tutti i post a riguardo), cos’altro aggiungere al fatto che finora le ho usate in sole due gare: una maratonina (vinta) e una maratona (col personal best)… occorre dire altro?
Ora recupero con calma, niente corsa per qualche giorno… nel frattempo inizio a studiare il calendario podistico 2012…
Tra un paio di giorni un post più tecnico di analisi della prestazione e soprattutto della preparazione per raggiungere questo risultato.
Modello recensito: Karhu Racer Fulcrum Ride
N. B. Foto tratte dal sito dell’A.S.D. Podistica Torino, che ringrazio!
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